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Il rapporto medico paziente nell’evoluzione della malattia

Il 9 febbraio, l’Ufficio della Pastorale Sanitaria, in preparazione della 19° giornata del malato, ha chiamato tutti gli operatori sanitari, medici e infermieri a confrontarsi e riflettere sul tema “Al tramonto della vita: alleanza terapeutica e umanizzazione della sofferenza”. Il convegno è stato aperto dal nostro Vescovo, che ha sottolineato la necessità di creare un ponte di amore e di solidarietà in una società che non accetta la sofferenza, per cui è necessario “prender parte” alla tribolazione degli altri, e ha auspicato il rilancio dell’associazione dei medici cattolici a Foligno.

Il moderatore dott. Sergio Menghini ha introdotto i lavori con le parole del libro di Pietro Calabresi, giornalista morto recentemente per cancro.
“Due parole, carcinoma polmonare, e la vita deraglia. Bastano due parole a cambiare la nostra esistenza e stravolgerla per sempre.”. Improvvisamente la vita di una persona e di una famiglia vengono sconvolte e si trovano ad affrontare dubbi, paure, incertezze, sofferenza fisica, disorientamento. Inoltre il paziente si trova a ripensare la propria vita alla luce di questa nuova realtà: il ruolo di padre o madre, marito o moglie, professionista, cittadino. Tutti abbiamo vissuto o visto vivere questi momenti da un familiare, un amico, un vicino di casa. Nessuno è fuori da questo interrogativo: perché la malattia? Perché la sofferenza?

Il prof. Santeusanio, dell’Università di Perugia, ha sottolineato l’evoluzione della conoscenza scientifica negli ultimi 50 anni, che ha inciso sia sul significato della professione medica sia sulla visione del malato. Il medico può cadere facilmente in un riduzionismo scientifico fondato sulla convinzione di poter risolvere i problemi clinici solo sulla base delle conoscenze scientifiche e con le tecnologie disponibili. Si perde così il rapporto fra medico e paziente che resta fondamentale nell’esercizio della medicina. Umanizzazione in medicina è permettere di riscoprire la vicenda di una persona, malata, sofferente, che ha una sua storia.

Nel rapporto medico-paziente va recuperato il metodo clinico: anamnesi accurata, esame obiettivo, scelta giusta degli esami di laboratorio, informazione e comunicazione discreta, attenta, progressiva e delicata quando si tratta di prospettare una terapia impegnativa. Su queste basi si imposta una alleanza terapeutica, una forma di dialogo, non un semplice contratto tra due soggetti.
Ai principi originali del codice di deontologia medica, giuramento di Ippocrate, oggi si è aggiunto il principio di autonomia e autodeterminazione della persona per le decisioni che riguardano la sua vita e la sua salute.
Da un punto di vista cristiano la vita è un dono di Dio e l’uomo non può disporne a piacimento (Evangelium Vitae), quindi viene espressa condanna morale per ogni forma di attentato alla vita e alla sua integrità fin dal momento del concepimento.

Riconoscere giuridicamente il principio di autodeterminazione può avere conseguenze pericolose quando si innescano logiche basate su criteri di efficienza e di economia.
Occorre pertanto ridare significato alla morte come accettazione del limite umano e come compimento di una vita che lascia traccia di una memoria personale.

Il prof Mario Timio ha portato la testimonianza diretta dell’esperienza in ospedale: la malattia e la sofferenza sono sempre personali e la richiesta di senso è un drammatico interrogativo che non aspetta risposta né dalla ragione né dalla fede; è un’invocazione di aiuto fisico, spirituale, psicologico, morale.
Non c’è la paura solo del dolore, ma anche della solitudine, dell’abbandono, come spesso succede per gli anziani, che perdono occasioni di socialità e quote di relazionalità. Si parla molto degli anziani, ma non si parla “con” loro, spesso vivono anche un isolamento affettivo in famiglia per l’incapacità di farsi ascoltare. La malattia, l’età avanzata, la solitudine costituiscono una terna devastante cui nemmeno l’intera legislazione in materia sanitaria è riuscita a trovare soluzione.

© Gazzetta di Foligno – NICOLINA RICCI

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