Tra silos e lumache2

Foligno: brutta periferia, silos vuoti e turisti scoraggiati

Fa discutere la descrizione della nostra città in una guida turistica

Tra silos e lumache2Dati statistici alla mano* rilevano un generale trend positivo dei flussi turistici in Umbria tra gennaio e luglio 2014 rispetto allo stesso periodo 2013. Più 5,42% gli arrivi, meno 0,90% le presenze. Il comprensorio folignate segna +3,46% per gli arrivi e -3,18% per le presenze: a incidere il calo delle presenze degli italiani negli esercizi extralberghieri a fronte, comunque, di un trend regionale e soprattutto provinciale, che segna rosso per tutti i comprensori: si salvano solo la Valnerina, il Perugino, l’Orvietano e il Ternano.
I turisti, dunque, ci sono, magari solo pochi soggiornano in Umbria. Oltretutto, il calo è registrato più da parte dei turisti italiani (-5,49%) che stranieri (+4,07%): colpa della crisi? Colpa della maggiore attrattiva delle località estere?
I mea culpa da fare ci sono, dalle pavimentazioni fatte e disfatte, al degrado di qualche area, ai soliti sprechi: ma Foligno è davvero solo questo? Suscita qualche riflessione – e un po’ di indignazione? – la presentazione della città in una guida turistica (Umbria Guida Dumont 2014, Julia Reichardt) secondo cui “Foligno non ostenta le sue attrattive. La brutta periferia e i silos vuoti lungo la riva del fiume Topino spesso scoraggiano i turisti dal visitare la città. […] Un crogiolo di rumeni, arabi e latinoamericani ha conferito un’atmosfera urbana a questa piccola città industriale, che ormai si è ripresa dai gravi danni arrecati dal terremoto del 1997/1998. Gli umbri autentici si incontrano dopo un acquazzone in riva al fiume con paletta e secchiello in cerca di lumache per la cena”. Corrisponde davvero alla nostra città? Ci troviamo veramente in una regione “introversa”, che “si tiene in disparte con discrezione?”.
È pur vero che riceviamo l’elogio di saper trasformare “una stalla in un albergo incantevole”, di avere un santo (il più popolare, però) che è “solo un frate mendicante, che cammina a piedi nudi e si veste di stracci”. Ma sul serio è questa l’immagine che un turista, per la prima volta (probabilmente pure l’ultima se la vede così) in Umbria e a Foligno, ha delle nostre terre? Mi auguro di no. I problemi ci sono, le difficoltà anche, ci siamo rialzati da un terremoto che ha distrutto preziosi patrimoni locali che raccontavano la nostra storia, le nostre origini. Quante volte ci siamo interrogati sulle difficoltà, urbanistiche amministrative sociali, della nostra città? Nessuno le nega. A un turista, però, davvero arriva solo l’immagine del folignate con paletta e secchiello, neppure fosse sul lungomare, che raccoglie lumache? Spero sinceramente di no!
Foligno è tanto altro: è arte, cultura, eccellenza. Dal sacro al profano, è la terra di San Feliciano e di Sant’Angela, è la terra della Quintana. È la terra di campioni sportivi, anche internazionali, dalla scherma al pattinaggio, dalla danza al Dart. È la terra di eccellenze giovanili che vincono le Olimpiadi della Chimica. E tutto questo non è… noia!

© Gazzetta di Foligno – ANNAMARIA BARTOLINI

*Fonti: ENIT, ISTAT, ONT, Regione Umbria

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