Coriolano

Eravamo su quelle montagne

CoriolanoNel numero 9/2015 della Gazzetta è apparso un breve articolo che parlava del deturpamento subìto, per mano di ignoti, dalla cascina di Radicosa, dove fu il comando dei Partigiani durante la Resistenza nel folignate. Mi permetto di scrivere questa lettera perché mi sembra giusto ricordare anche sulla Gazzetta – come hanno già riportato altri giornali – che a ripulire il muro imbrattato dalla svastica e sistemare una rosa al posto della targa ricordo divelta, sia stato proprio uno dei protagonisti di quei tempi: il novantenne ex-partigiano Enrico Angelini, scampato miracolosamente al rastrellamento effettuato dai tedeschi in quel luogo.
Anche io ero su quelle montagne in quei giorni e ho molto ammirato il mio amico Coriolano (così chiamavamo Enrico da ragazzi). Mi piace poi ricordare quando per l’Ascensione andavamo, insieme ai nostri amici Laurenzi, Polzoni, Ventura, le mie sorelle ed altri, alla Madonna del Riparo e ci passavamo l’intera giornata. Lo vorrei fare così, con i versi della poesia dialettale che scrissi in una di quelle occasioni, nel maggio del 1942, quando passando da un bel sole mattutino alla pioggia pomeridiana, ci rifugiammo tutti in una casetta per alcune ore: “Tra orchi e fate de li tempi passati, per ben quattr’ore ce saremo stati, mentre Coriolano coll’organetto glie dia da lu locu n’antru aspetto. Se stia come se sta ‘nta li festini, figùrete, con l’orchestra de Angelini!”.
Ed è proprio perché mi sono ricordato di Angelini (che era anche un famoso direttore d’orchestra di quel tempo) che sono molto contento di ritrovare il mio amico dopo settant’anni. Caro Enrico, sei voluto tornare a Radicosa, dove avevi trascorso lunghi mesi da Partigiano, per fare un gesto che ti ha fatto onore e, sia pur con i tuoi (e i miei) 90 anni, hai voluto far conoscere a tutti quanto valga ricordare certi trascorsi.

Pierino Finauri

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