Federico Masilla 250

“Corsa, forza e rispetto. Questo è il mio Rugby”

Le storie di successo ci piacciono, soprattutto quando riguardano i nostri concittadini. Questa volta è toccato a Federico Masilla, 24 anni, folignate, trequarti ala del Perugia Rugby che milita nel campionato nazionale di serie A (la serie B del calcio per intenderci). Volto sbarbato e sguardo gentile. Ma non fatevi ingannare, mai giudicare un libro dalla copertina. Gli 85 kg di Masilla sono il motore della trequarti biancorossa e l’anima che accompagna la squadra verso la meta. Modesto, posato nei modi, Masilla dimostra l’eleganza, l’educazione e il rispetto che rendono il rubgy tremendamente unico.

Federico MasillaPossiamo darci del tu?
Certo, come no…

Come ti sei avvicinato al rugby? È un po’ difficile a queste latitudini.
Io vengo da una famiglia di rugbisti. Mio nonno giocava con la Lazio Rubgy, una delle società più antiche d’Italia. Stesso cammino è toccato a mio zio che ha sempre giocato. Nel 2007, stanco dell’ambiente calcistico, grazie al Foligno Rugby anche io ho avuto la fortuna di (ri)scoprire la passione per questo sport.

Cosa ami del tuo sport, cosa lo rende unico?
In campo si vivono delle situazioni che creano un affiatamento fra i compagni davvero incredibile. C’è una complicità difficile da descrivere a parole. Si lotta, si combatte, ci si aiuta, sempre.

Il terzo tempo…
Come in ogni sport di combattimento, alla fine c’è sempre quell’abbraccio liberatorio fra due sfidanti. Durante la partita si dà sempre il massimo, non si risparmiano colpi, ma in fin dei conti il terzo tempo rende sacrosanto un momento che celebra il grande rispetto che c’è fra contendenti. Si parla, ci si confronta, tutto davanti a una bella birra.

Immagina di parlare a chi non conosce la palla ovale. Di cosa si occupa Masilla in campo?
Masilla (ride) si occupa… sì, sostanzialmente di fare meta. Il mio ruolo (ala) vede interessate qualità come la velocità e la forza. Diciamo che il rugby è molto cambiato, si gioca nello spazio e ci vuole tanta corsa. Io, teoricamente, sarei il finalizzatore, quello che fa meta.

Pensi di poter arrivare in nazionale? A proposito, ci sono i mondiali, chi li vince?
I mondiali, beh, difficile fare pronostici visto che ci sono molte squadre di altissimo livello. Se devo fare un nome? Gli All Blacks. La nazionale? Non è per me: anche se il mio approccio a questo sport è votato alla massima dedizione, non sono un professionista a tempo pieno. Poi, ovvio, mai dire mai (sorride).

Da ambasciatore del rugby folignate, lancia un appello ai giovani per questo magnifico sport.
Il mio invito è a tutti coloro che vogliono uno sport che li renda atleti a 360 gradi e che vogliano vivere l’ebbrezza della sfida, del contatto, del combattimento. Sempre con rispetto. E poi… non è uno spot pubblicitario, ma questo ambiente ti regala amicizie per tutta la vita.

GIOVANNI BARTOCCI

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