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Orti Orfini: c’è chi vuole farli tornare a splendere. Dal mondo del volontariato una proposta al Comune

Da qualche tempo, in generale nel Paese Italia e in particolare a Foligno, dopo un lungo e interminabile periodo di apatia, ritorna con decisione il ruolo attivo delle comunità e della cittadinanza in genere.
È così che la città e i suoi paesi limitrofi tornano a vivere, a organizzare feste e iniziative, a reclamare, a segnalare e a darsi da fare affinché la propria città, le proprie periferie e i propri paesi siano più belli, più vivibili, più puliti. Questo è forse anche il risultato di una serie di problemi lasciati da troppo tempo irrisolti e della gestione non impeccabile di molte aree del territorio comunale di Foligno in seguito alla sempre minore capacità di spesa degli Enti locali e alla conseguente riorganizzazione dei servizi pubblici comunali. I cittadini pezzo dopo pezzo si stanno riprendendo la loro città e il loro territorio con molto volontariato e con molta passione. D’altro canto, nelle città in cui si vive bene, la collaborazione e il dialogo tra amministrazione, associazioni e cittadini sono continui, incessanti e costruttivi.
Anche in centro storico, dopo il fiorire della vita notturna, i cittadini sentono l’esigenza di trovare un proprio spazio anche per far riprendere, con più forza, la vita diurna. Uno spazio, in parte anche protettivo, dove possano aver luogo iniziative, momenti di festa e più semplicemente la vita quotidiana di giovani, mamme, papà, disabili, bambini e anziani.
E quello spazio potrebbero essere gli Orti Orfini: luogo attualmente in stato di abbandono che non ha mai trovato, a mio avviso, la giusta collocazione all’interno della vita cittadina; luogo periferico del centro, ma con delle grandi potenzialità inespresse, magari non proprio economiche, ma sociali e culturali; luogo che con la chiusura del traffico ad opera del varco previsto in via San Giovanni dall’Acqua recupera tranquillità e che con la trasformazione della zona verde di via Pascoli in parcheggio rimane tra le poche aree centrali presenti in una città dove anche in periferia e nei paesi le aree verdi nell’abitato già sono alquanto rare e non sempre di buona fruizione.
Così l’associazione che ho l’onore e l’onere di rappresentare, Associazione Centro Storico di Foligno, l’associazione Amici di Sant’Agostino di Padre Vincenzo Lolli, con sede nelle vicinanze, ovvero Via delle Arti e dei Mestieri, e una professionista nel campo del teatro e dell’animazione per bambini, Maria Luisa Morici, si stanno interessando, da qualche mese, alla possibilità di prendere in gestione l’area verde degli Orti Orfini di proprietà del Comune in modo da farne un polo di attrattività sociale. Venerdì 28 ottobre sono iniziati gli incontri da parte dei tre soggetti appena menzionati con il funzionario del Comune che si occupa dell’area. Non è possibile ipotizzare al momento se tali incontri condurranno ad un risultato positivo o negativo, ovvero alla presa in gestione dell’area o meno, ma è da sottolineare la disponibilità del Comune nell’incontrare i cittadini ed ascoltare le loro idee e proposte in merito. Dal primo incontro trapela che da parte del Comune c’è la forte volontà di ricollocare al più presto l’area ipotizzando di poterla inserire nei progetti finanziati per l’Agenda Urbana 2016-2020.
Dal mio punto di vista e a nome dell’associazione che rappresento posso dire che gli Orti Orfini sarebbero un ottimo luogo nel quale poter continuare a perseguire con più forza le azioni e le finalità intraprese nei primi anni di vita associativi, appena due. La nostra associazione è nata, oltre che per segnalare problemi e proporre soluzioni agli stessi, anche e soprattutto per aggregare, quindi collaborare e avere un ruolo attivo in città anche, se possibile, nella gestione o co-gestione di alcuni luoghi di interesse. Sino ad ora la nostra associazione si è concentrata per lo più sui problemi che caratterizzano la vita in centro e di conseguenza si è un po’ appesantita, mettendo in secondo piano una delle nostre finalità essenziali, ovvero quella di aggregare i cittadini, forse anche per la mancanza di un punto di ritrovo adatto. Considero la socialità che crea appartenenza ad una comunità e attaccamento al proprio territorio la prima cosa con la quale si può ripartire per poi far rivivere e riqualificare un quartiere, un paese, una città.

MARCO NOVELLI

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