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Settimana politica

VUS paga per i derivati

Malgrado il presidente Maurizio Salari, interpellato, ne ignorasse l’esistenza, VUS ha stipulato contratti derivati per coprirsi da eventuali aumenti di tassi su tre mutui deliberati in periodo di alti tassi di interesse. Ora con gli interessi bassi VUS ha oneri passivi: 45.000 euro nel 2013, 28.000 nel 2014, 26.000 nel 2015. Ma negli esercizi 2008/2009 l’azienda ha beneficiato, sempre per gli stessi derivati, di saldi positivi, rispettivamente di 58.000 e 76.000 euro. I derivati arrivano al 2025: così la VUS si cautela in caso di aumento vertiginoso dei tassi. Però da tempo questi sono bassi, quindi ci sono solo costi e non benefici. In totale VUS ha pagato nel 2015 quasi un milione di oneri finanziari.

FILS, 2003-2015: 2.900.000 euro le perdite.

Un fallimento senza responsabili. Contando i bilanci dal 2003 al 2015, la perdita totale di FILS (trasformata nel 2014 da Spa a Srl per limitare i costi) ammonta a 2.894.000 euro, a fronte di utili irrisori per nemmeno 20.000. I bilanci sono tutti molto negativi: quello del 2015, con perdita record di 500.000 euro, ha convinto il Comune di Foligno a mettere in liquidazione la società di scopo, a cui però vengono affidati ancora moltissimi servizi comunali. Questo per lasciare un’ancora di salvezza. Ma la salvezza è difficile da ottenere considerato, per esempio, che al 2015 i debiti registrano la cifra record di 4.892.000 euro, di cui 3.618.000 scadenti il 31 dicembre, più 551.000 euro per il TFR e 216.000 per il fondo rischi e oneri. È stato inutile cercare di aumentare il fatturato di FILS, che nel corso di più esercizi contabili ha registrato saldi negativi tra costi e ricavi della produzione, rendendo impossibile la propria sopravvivenza. FILS ha molti impiegati e pochi operai: un rapporto deleterio, perché per assicurare servizi comunali di ogni tipo serve soprattutto manodopera. La storia di FILS risale al dopo-terremoto, quando un’idea di Mario Matarazzi coinvolse personale che era stato utilizzato a tempo determinato dal Comune per l’emergenza sismica. L’idea, basata su manutenzioni di ogni tipo da allargare a clienti privati, poteva essere buona anche perché si affiancò a FILS la Logistica Umbra, società mista pubblico-privata, che doveva gestire la piastra logistica, opera inclusa dal CIPE già nel 2001 ma i cui lavori ancora devono iniziare. Purtroppo le buone intenzioni non bastano, cosicché già dai primi anni si sono verificate perdite di esercizio, complicate da vertenze come quella con VUS per affitto e lavori alla prima sede di Via Bianca e da elevate spese di gestione e amministrazione. Cambiano gli amministratori: Roberto Raio dal 2005 al 2008, dal 2009 Stefano Mattioli, che oggi è uno dei liquidatori nominati dal Sindaco, ma i conti di FILS non si risollevano, anzi peggiorano, a causa della struttura societaria debole e dell’acquisto, nel 2006, del capannone in Via Cataleni dall’imprenditore perugino Giombini, tra gli acquirenti dell’area ex-zuccherificio, rivenduta a COOP con lauti guadagni. Questo ha incrementato le immobilizzazioni materiali, ma ha schiacciato sui debiti la fragile FILS. Ecco allora più riduzioni del capitale sociale e più iniezioni di denaro dall’unico socio, fino a giungere all’ultimo azzeramento del 2015. FILS, dunque, doveva essere un gioiellino, ma si è rivelata un mangiasoldi pubblici. Per anni non sono stati presentati piani industriali, gli ultimi sono stati faticosamente approvati dal Consiglio comunale con defezioni nella maggioranza. Per anni il Comune ha poco controllato, per anni si è tirato a campare sperando in tempi migliori, con il 2005 e il 2006 definiti dal consiglio di amministrazione rispettivamente “anno di transizione” e “anno di assestamento”, ma con bilanci passivi per 424.000 e 582.000 euro. Anche l’idea della Logistica Umbra è naufragata: la FILS aveva il 35% del capitale sociale di 274.000 euro e ha perso tutto con la sua liquidazione.

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