vuoto2

La Quintana e la Città. Il bilancio dell’Ente Giostra e il ruolo dei Rioni

Il 23 marzo il Sindaco e il Presidente dell’Ente Giostra hanno convocato “Gli Stati Generali della Città di Foligno per la Giostra della Quintana”. Invero l’iniziativa era stata annunciata in forma di appello-sfida alle autorità pubbliche da parte del solo Metelli. Poi Mismetti, per non farsi scavalcare in chiave populista, ha pensato bene di mettere anche la sua firma sull’invito. All’appuntamento dovrebbero partecipare (non si sa quanto spontaneamente) la Presidente della Regione, il Presidente della Camera di Commercio di Perugia e il Presidente della Fondazione Carifol.

Girano voci che il bilancio dell’Ente Giostra accusi un pesante passivo. È pertanto opportuno che su tali voci si faccia chiarezza. Ci si aspetta cioè che Metelli dedichi la prima parte del suo intervento a fornire dettagliate informazioni sulla situazione finanziaria dell’Ente e, laddove ci fosse davvero un debito imponente, ne spiegasse le ragioni.

L’iniziativa ha peraltro i suoi motivi di essere: simbolici, turistici, sociali. Sul primo aspetto, è giusto che la Quintana interpelli Catiuscia Marini. Dopo i Ceri di Gubbio e il Calendimaggio di Assisi, la Quintana di Foligno è indubbiamente la manifestazione storico-folkloristica più rilevante della regione ed è quindi opportuno che riceva i contributi che le competono.

Sull’attrattività turistica il discorso è più problematico. A sentire gli albergatori locali, maggiori presenze esterne sono assicurate da eventi come I Primi d’Italia e la Festa di Scienza e Filosofia. Sarà interessante dunque sentire la ricetta di Paolo Dalla Sega che è docente a contratto di “Ideazione degli eventi” alla Cattolica di Milano.

In terzo luogo c’è una motivazione sociale. I dirigenti della Quintana non mancano di sottolineare l’importante ruolo di integrazione dei giovani svolto dai Rioni. Anche qui non è male fare un po’ di chiarezza. A Foligno ci sono altre realtà che perseguono meglio e con più puntualità fini di coesione sociale. In ambito ecclesiale sono un modello i centri oratoriali di Don Luigi Filippucci a Sant’Eraclio e di Don Giovanni Zampa in zona Santo Pietro a ridosso della Chiesa di Fuksas. Per non parlare dei due poli della Caritas a San Giacomo e alle Conce. In ambito laico è straordinario il lavoro a favore degli immigrati della Casa dei Popoli, in ultimo con i corsi di italiano per le donne straniere. Quanto al sostegno agli anziani, ci sono poi le intense attività dei centri sociali e delle università della terza età e popolare.

È innegabile che i Rioni siano palestre di volontariato. Ma non bastano le serate a giocare a Filomè a definire un percorso educativo di civismo. Ci vorrebbe altro. Ad esempio una seria programmazione che preveda sistematici interventi nelle aree in cui insistono i Rioni. Qui i gruppi di volontari, magari integrati da giovani del servizio civile, potrebbero prendersi cura dei residenti che vivono in abitazioni precarie, di sostenere gli anziani soli, di aiutare ad integrarsi gli immigrati e i loro figli. Senza trascurare l’opera di bonifica (pulizia, illuminazione, arredo urbano) dei vicoli e delle piazzette, che oggi si presentano spesso in condizioni pietose.

Se i Rioni facessero questo, sarebbe difficile per il Comune e la Fondazione Carifol negare il proprio appoggio. Ma se i soldi servissero solo a pagare qualche pennacchio in più per i costumi dei maggiorenti, qualche iniziativa pseudo culturale, l’ospitalità di presunti vip e starlette televisive, allora sarebbe più dignitoso che Metelli e i suoi Magistrati non chiedessero nulla.

ROBERTO SEGATORI

0 shares

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content