Art Palazzo Vitelleschi - Foto 02 - Copia

Alla scoperta di Palazzo Vitelleschi

In occasione delle Giornate FAI di Primavera, il 25 e il 26 marzo gli studenti della Scuola Media “Carducci” di Foligno e dell’Istituto Superiore “Scarpellini” hanno ricoperto il ruolo di apprendisti ciceroni, illustrando con passione ai numerosi visitatori le opere d’arte contenute all’interno di Palazzo Vitelleschi, importante edificio storico della nostra città.

Il nobile casato folignate dei Vitelleschi si insediò in tempi remoti nel rione Ammanniti. Fino alla prima metà del XVIII secolo la famiglia Vitelleschi risulta proprietaria dell’intero isolato che si affaccia sull’antica via della Salara – cioè l’attuale via Gramsci, nel Medioevo detta anche via dei Mercanti – compreso tra le attuali via Palestro e via Arti e Mestieri. Oggi in quest’area insistono quattro edifici separati, formatisi in seguito all’acquisto, da parte di varie famiglie, di porzioni dell’originario corpo di fabbrica: oltre al palazzo Vitelleschi (via Gramsci 52-54), palazzo Piermarini (via Gramsci, 48-50), palazzo Vallati Montogli (via Gramsci, 44) e Palazzo Gigli (via Palestro, 13-21). In particolare occorre ricordare che all’interno del palazzo chiamato oggi Piermarini (perché l’edificio nel 1775 passò di proprietà dai Vitelleschi a Gregorio Piermarini) si conserva ancora la cappella della Maddalena, la cui erezione fu commissionata dalla famiglia Trinci: lo storico seicentesco Durante Dorio riporta che la dimora dei Vitelleschi nel 1359 venne usurpata dai Trinci. Il vano conserva le sinopie di preziosi affreschi della fine del Trecento, realizzati da un pittore influenzato dalla cultura figurativa fiorentina. I dipinti, forse commissionati da Trincia Trinci, vennero staccati quando questa porzione di palazzo divenne di proprietà della famiglia Prosperi Valenti.Art Palazzo Vitelleschi - Foto 01

L’ampio prospetto a nove campate dell’attuale palazzo dispone di due ingressi ad arco, di cui il principale collocato sul margine destro, sottolineato da un solenne portale rinascimentale a conci bugnati. Esili cornici marcapiano scandiscono la partitura orizzontale in tre fasce: nella fascia inferiore si individua un piano seminterrato, adibito a magazzini, e un piano sul livello della strada destinato a servizi; segue la fascia mediana con piano nobile e mezzanino (con finestre in parte tamponate) e infine una sezione di coronamento con un altro piano residenziale ed un altro mezzanino. Nella cornice della finestra a destra del portale si leggono le lettere G e P elegantemente intrecciate, verosimilmente le iniziali di Gregorio Piermarini: è questa un’ulteriore testimonianza della complessa vicenda che ha interessato i due palazzi limitrofi. Una targa sulla facciata ricorda una sosta del neoeletto papa Pio VII nel viaggio da Venezia a Roma nel 1814.

Nell’atrio del piano nobile, sul
le pareti laterali, si vedono due iscrizioni dipinte, in quella a sinistra il testo è andato perduto, mentre in quella a destra viene ricordata la sosta in questo palazzo di Carlo Emanuele IV con la moglie Clotilde nel 1800.

Sulla parete di fondo è murata un’importante epigrafe lapidea (foto 1). Si tratta di un’iscrizione celebrativa delle imprese del cardinale Giovanni Vitelleschi che, in qualità di legato del pontefice Eugenio IV, nel 1439 sconfisse l’esercito dei Trinci e ripristinò nel territorio di Foligno il governo della sede apostolica. L’iscrizione venne posta nelle case originarie della famiglia Vitelleschi, dalle quali i legittimi proprietari, come si è detto, erano stati cacciati dai Trinci. I committenti della lapide commemorativa sono Pietro, Valerio, Achille, Giustiniano ed Angelo Vitelleschi, vissuti tra la fine del XV secolo e gli inizi del successivo. Ma la forma della cornice fa supporre che si tratti di un’opera eseguita in epoca successiva, e precisamente nel corso del secolo XVII, periodo nel quale i fratelli Giustiniano e Girolamo Vitelleschi restaurarono il palazzo. Probabilmente in occasione di questi lavori, che si svolsero negli ultimi decenni del Seicento e si conclusero nel 1696, l’epigrafe potrebbe essere stata rinnovata e collocata al di sopra dello stemma di Ugolino Trinci, a confermare la supremazia dei Vitelleschi sui Trinci stessi.Art Palazzo Vitelleschi - Foto 02 Lo stemma dei Trinci, probabilmente ritrovato nel palazzo proprio in occasione di questi lavori, è forse databile al 1411, anno di un documento in cui si ricorda un intervento di Ugolino nelle “antiche case” della famiglia.

Il ciclo decorativo di palazzo Vitelleschi, realizzato nel corso della riconfigurazione barocca della fine del XVII secolo, è databile intorno agli anni ‘70 del Seicento ed è attribuito allo stesso pittore folignate anonimo della metà del XVII secolo che fu attivo anche a Palazzo Spinola Gentili. Il cosiddetto “Maestro di Palazzo Spinola Gentili”, che secondo Vittorio Casale va identifi
cato con Giovan Battista Michelini, è un artista di ispirazione cortonesca che realizzò nel piano nobile di questo edificio folignate la decorazione pittorica della volta di un salone, con due ovali raffiguranti la Storia e l’Astronomia e la scena centrale che raffigura la Fondazio

ne di Foligno.

La decorazione pittorica di palazzo Vitelleschi interessa sei vani del piano nobile: due stanze di minori dimensioni, forse destinate ad alcova, e
Art Palazzo Vitelleschi - Foto 03quattro vasti ambienti a pianta rettangolare. Tutte e sei le stanze hanno copertura a schifo (cioè una volta a padiglione, con superficie curva, sezionata da un piano orizzontale), decorata da un’intelaiatura a stucco che inquadra cinque sezioni.

La prima stanza presenta sulla volta una cornice ad andamento mistilineo con motivi floreali, che racchiude un dipinto raffigurante un putto alato con in mano una colomba e una clessidra, mentre ai suoi piedi giacciono la faretra e le frecce (foto 2). In basso, in stucco, è riprodotto uno stemma con la croce di Malta, simbolo dell’ordine gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, di cui Pietro Vitelleschi faceva parte.

Nella seconda stanza la decorazione della volta è costituita da un’elegante ghirlanda di alloro circondata da una fascia con motivi araldici della famiglia Vitelleschi, intervallati da tre gigli e dalla croce di Malta; gli angoli sono sottolineati da una grande conchiglia. Il dipinto al centro ritrae un putto avvolto in un nastro rosso, con una corona di alloro sul capo ed altre corone di alloro in mano.

Nei quattro vani di maggiori dimensioni l’intelaiatura a stucco inquadra cinque sezioni dipinte con soggetti tratti dall’Antico Testamento. I sovrapporta presentano raffigurazioni paesaggistiche.

La stanza di Giuseppe, ispirata alla Genesi, raffigura episodi della vita di questo interessante personaggio biblico: nella volta l’Incontro tra Giuseppe e
la moglie di Potifar
; ai lati del padiglione della volta, Giuseppe venduto dai fratelli; I fratelli mostrano la veste di Giuseppe a Giacobbe e Rachele; Giuseppe interpreta i sogni del faraone; Giuseppe nominato viceré di Egitto sul carro trionfale (foto 3). Le cornici in stucco utilizzano motivi decorativi di gusto classico uniti a protomi e ghirlande.

La stanza di Davide, basata sui testi biblici di Samuele, reca nella volta la scena in cui Davide si pente del suo peccato mentre il profeta Natan gli predice la morte del figlio; ai lati del padiglione, Davide suona la cetra per Saul; Davide e Golia (?), Davide nella grotta di Odallan; Ioab uccide Amasà a tradimento.Art Palazzo Vitelleschi - Foto 05

Nella stanza di SaloArt Palazzo Vitelleschi - Foto 04mone, fondata sul libro dei Re, la scena al centro della volta raffigura Salomone chiede a Dio la sapienza, ai lati si vede il Giudizio di Salomone; la Costruzione del tempio di Gerusalemme; la Visita della regina di Saba; la profezia di Achia (?).

Infine si raggiunge la stanza di Mosè, le cui decorazioni, tratte dai testi biblici dell’Esodo e dei Numeri, presentano nella volta Mosè sul monte Oreb e il roveto ardente con la manifestazione di Dio (foto 4) ed ai lati Mosè ritrovato sul Nilo; il piccolo Mosè di fronte al faraone calpesta la corona, come segno del suo futuro allontanamento dalla corte egiziana per diventare il liberatore degli Ebrei (foto 5); Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; Il serpente di bronzo. In quest’ultima stanza gli stemmi dei Vitelleschi intervallati da quelli dei Barnabò, apposti sul cornicione, segnalano i legami parentali tra le due famiglie gentilizie folignati.

EMANUELA CECCONELLI

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