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Dove va il Partito Democratico di Foligno?

Sono giorni cruciali per comprendere il futuro del PD folignate, principale partito del governo cittadino ed erede delle culture politiche maggioritarie a Foligno negli ultimi decenni. Dopo le Primarie che hanno riconfermato Matteo Renzi alla guida del partito, con un ottimo risultato anche a livello locale, è ora il momento del rinnovo dei direttivi nei Circoli e nell’Unione Comunale. Probabilmente si va verso un riequilibrio all’interno del partito, che ha visto finora egemoni le correnti più di sinistra a fronte di una tendenza più moderata tra gli elettori, come si è visto con il risultato non certo lusinghiero della mozione Orlando, sostenuta dal Sindaco e da gran parte dei dirigenti. Per quanto riguarda i nomi, per la segreteria dell’Unione Comunale l’unico trapelato – da fonti di stampa vicine ai moderati del PD – è quello di Carlo Elia Schoen a suggellare, da un lato, una riorganizzazione e un rafforzamento dell’area che fa riferimento all’Assessore regionale Luca Barberini e, dall’altro, lo sforzo per tenere insieme il partito attraverso una candidatura unitaria. I primi problemi della nuova Segreteria sono comunque già in agenda e reclamano una soluzione urgente, viste le scadenze elettorali. In primo luogo, c’è da affrontare l’emorragia al fianco sinistro. La sciabolata di Speranza, Bersani e D’Alema non sembrava aver prodotto ferite nel PD folignate, almeno fino ai sintomi di asfissia accusati da Vincenzo Falasca, che ha annunciato la sua intenzione di non rinnovare l’adesione pur continuando a sostenere in Consiglio l’attuale, traballante Giunta. Resta da capire se il flusso si sia arrestato o se il Congresso determinerà ulteriori uscite da una sinistra interna che denuncia la “mutazione genetica” del PD, il quale ha “smarrito il senso di una idealità condivisa e di una comunità partecipata” ed è finito in mano a “signorotti e vassalli”. Il secondo appuntamento del nuovo segretario è quindi con l’organizzazione del partito, ormai ridotto all’inerzia da troppi anni di rendite di posizione. Il risultato è che l’amministrazione comunale “si è limitata a far bene l’ordinario” ma è percepita dai folignati come distante, autoreferenziale e litigiosa. Non sono stati ascoltati desideri e paure dei cittadini, non per cavalcare i populismi ma per disinnescarli. Non sono state spiegate le scelte fatte, specie se impopolari. Il PD, funzionale solo al sostegno della Giunta, non è stato quella cinghia di trasmissione tra l’Amministrazione e gli elettori che un grande partito popolare dovrebbe rappresentare, per ascoltare i bisogni “grezzi” del popolo e trasformarli in proposta politica, stimolare l’Amministrazione Comunale, informare e formare i cittadini. Un partito che non ascolta è anche un partito che non pensa, che si limita a beneficiare della fedeltà di elettori sempre più volatili – e di un’alternativa che non c’è mai stata davvero -, ma che ora deve guardare lontano, oltre l’orizzonte del presente mandato consiliare. Ha iniziato a farlo con la conferenza programmatica indetta dalla segretaria uscente Patrizia Epifani, che ha da un lato consentito agli assessori di confrontarsi con gli iscritti su quanto realizzato e dall’altro ha dato inizio ad un faticoso percorso di ascolto e costruzione di un programma politico che guardi alla nuova segreteria, all’Amministrazione comunale che verrà al massimo tra un anno e mezzo, alla Foligno dei prossimi decenni. Certamente c’è molta strada da fare: se Il PD vuole confermarsi alla guida della città – cosa per nulla scontata -, non potrà più riscuotere crediti del passato, ma dovrà ricostruirsi e rinnovarsi come forza popolare per proporre ai cittadini un progetto concreto e lungimirante.

FABIO MASSIMO MATTONI

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