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Due pellegrini a San Feliciano. Hanno reso felici tante persone

Eh sì, cari lettori, avete letto bene il titolo, anche se vi domanderete come sia possibile che la nostra cattedrale, chiusa dopo il terremoto dello scorso anno, possa aver accolto chi per devozione, voto o penitenza che sia, abbia intrapreso a Foligno il suo viaggio di fede. Infatti le cose non stanno proprio così. Vediamo. Alcuni mesi fa avevo iniziato a sentire uno strano verso, una specie di lamento stridulo, non del tutto sconosciuto tant’è che un sospetto l’avevo, ma nell’affacciarmi alla finestra non riuscivo a capire da dove tale verso venisse e neanche chi ne fosse l’artefice; contemporaneamente, dato che abito in alto nei pressi del Duomo, notavo che nel centro storico, in un’ampia zona intorno alla cattedrale, non c’era più il solito svolazzo di piccioni e di gracchianti consessi di taccole; inoltre la sera, al tramonto, gli storni non si posavano più sugli alberi del giardino del Vescovado e da allora ha cominciato a regnare uno strano silenzio.  A dire il vero anche mia nuora, che abita vicino a me, aveva sentito il verso di cui sopra parlavo, di averlo riconosciuto subito (notate bene, lei è di Montefalco!) e di aver visto, ma non meglio identificato, chi sulla cupola del Duomo lo produceva. Abbiamo iniziato allora tutti i giorni ad osservare meglio con il binocolo, cioè a fare quello che con anglica raffinatezza si definisce “Birdwatching”. E qual è stata una mattina la piacevolissima sorpresa? Una bellissima coppia, maschio e femmina, di Falchi Pellegrini posati sul cornicione della Cupola della cattedrale e impegnati nella prima colazione con un piccione ghermito poco prima al volo. Munito di un potente teleobiettivo sono riuscito a fare diverse foto, due delle quali potete vedere. Fare partecipe dello straordinario evento l’amico Alfiero Pepponi, Delegato Regionale e della Sezione Perugia/Foligno della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e grande esperto in materia, è stato immediato e doveroso. Piacevolmente sorpreso, con grande entusiasmo ha accolto la mia segnalazione perché, a suo dire, erano trent’anni che una coppia di Falchi Pellegrini non si vedeva nel territorio di Foligno e dintorni e, fatto ancor più straordinario, in città. Per cui qualche giorno dopo l’ho invitato sulla mia terrazza, attrezzato con mezzi più potenti dei miei per osservare e fotografare i due rapaci. Ma il suo entusiasmo non si è fermato qui, perché oltre a chiedermi notizie quasi giornaliere sulla presenza e attività della coppia, ne ha fatto partecipe il Comune proponendo iniziative educativo/didattiche e suggerendo che così si riuscirà a risolvere, senza incorrere nelle ire dei protezionisti, il problema degli assillanti e indesiderati pennuti che da decenni infestano i centri storici di tutta Italia, compreso il nostro. Inoltre ne ha parlato con la redazione del TG3 Regionale che si è detta talmente interessata da proporre un servizio. Spendiamo ora due parole per descrivere brevemente questo genere di “pellegrini”. Il Falco Pellegrino (nome scientifico Falco Peregrinus) è un uccello rapace della famiglia dei Falconidi diffuso in quasi tutto il mondo. Il suo nome fa riferimento alla colorazione scura delle penne del capo, che ricordano un cappuccio nero simile a quello che erano soliti indossare i pellegrini. Anche se non è di grande taglia (l’apertura alare non supera di solito i 110 cm, mentre la lunghezza, coda compresa, sfiora il mezzo metro) si nutre di piccioni, storni, taccole e altri uccelli di piccole-medie dimensioni catturati abilmente in volo. Pur essendo abbastanza intollerante al disturbo umano, e prediligendo quindi di gran lunga aree aperte e selvagge per vivere e costruire il nido, non è raro scorgerlo su costruzioni artificiali quali grandi edifici in città anche fortemente antropizzate, specialmente torri e campanili. È l’animale più veloce sulla terra, capace di raggiungere in picchiata velocità di circa 390 km orari. Si riconosce per il capo nerastro e il piumaggio sfumato nelle varie tonalità del grigio, in forte contrasto con il ventre, tendenzialmente biancastro o giallo, punteggiato di nero. La femmina è di solito molto più grande del maschio, e depone da 2 a 4 uova in nidi generalmente posti all’interno di cavità in pareti rocciose, più raramente su alberi o campanili. Intelligente e abilissimo predatore, fin dal Medioevo è impiegato in falconeria.
Detto questo, sembrerebbe quindi che la coppia abbia trovato un ideale habitat nel nostro centro storico, sia per la grande disponibilità di prede sia per la mancanza, per ora, di elementi disturbanti. Infatti dalle nostre osservazioni i due rapaci nelle prime ore della mattina, provenienti da dove non abbiamo ancora ben capito, si appostano sulla cima della lanterna del Duomo e controllano un’ampia zona circostante; poi da lì si gettano sulla loro preda, un piccione, che poi mangiano, dopo averlo con cura spennato, posati sul cornicione superiore della lanterna stessa o su quello della cupola. Dopo di che ripartono, evidentemente contenti e soddisfatti, in direzione del monte Subasio, forse per ritornare al loro nido. Ma la soddisfazione e la contentezza non sono solo le loro perché anche altri sono felici. Vediamo chi.  Contento in primis ovviamente l’amico Alfiero che, suggerendomi molto opportunamente il titolo di questo articolo, ha altrettanto opportunamente considerato: “Alziamo il naso per aria qualche volta nel centro storico; potremmo avere delle sorprese non solo architettoniche!”. Contento il Vescovo perché gli storni al calar del sole non vanno più a dormire sugli alberi del giardino del Vescovado, con grande strepito e soprattutto abbondanza di “scarichi”. E poi perché, così, anche qualcun altro controlla dall’alto la nostra Cattedrale. Contento il nostro Primo Cittadino perché finalmente si risolve il problema del guano e dei parassiti dei piccioni; sembra infatti abbia sentenziato, in una qualche sorda e grigia aula del Comune, riunito con i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti della nazione: “Era ora: ammo’ lu vilancio lo approvamo senza problemi, perché sta coppia de volontari non ce costa gnente e no’ spennemo li sordi pe lu capitolo “disinfestazioni”; infatti più che le “defezioni” contano le “deiezioni”. E poi, pischè, arcordamoce che: “Un piccione al giorno leva la zecca de torno!”. Contenti gli abitanti e i frequentatori del centro storico che, in questi momenti di pace santa, non corrono più il rischio di bombardamenti dall’alto e punture da Argas reflexus, entrambi assai poco gradevoli. E soprattutto contenti i Dirigenti e i supporters del Foligno Calcio che, facendosi portavoce del comune sentire di tutti i sopra menzionati, in un delirio tifoideo, avranno la possibilità di sgolarsi vieppiù sugli spalti e gridare: “Forza falchi!”

MARCO GUARINO

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