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“Quando corro sono in stato di grazia”. Il Tenente Colonnello Roberto Bellini e il secondo posto alla corsa di 200 chilometri

Non capita tutti i giorni di incontrare chi ha partecipato a una gara podistica sulla distanza di 200 chilometri. Avete letto bene, nessun refuso; si tratta di duecento chilometri di “Trail running”, di corsa su sentiero, con al massimo il 5% dei tratti su asfalto. Scordatevi la corsa campestre, parliamo di tutt’altro. E non è affatto usuale incontrare il partecipante da queste parti: l’appuntamento con il Tenente Colonnello Roberto Bellini è in Via Aurelio Saffi 18, ci accomodiamo nella redazione della Gazzetta. Saltiamo le classiche presentazioni, la domanda di impatto è scontata ma irrefrenabile.

200 chilometri di corsa? Senza dormire?

Sì, ho impiegato poco più di 33 ore a compiere l’intero tragitto. Difficilmente riuscirei a stare sveglio tutto quel tempo di fila, ma quando corro entro in uno stato di grazia.

Ma come si chiama questa gara?

“Le vie di San Francesco”, mi sembra un nome anche molto appropriato a questo giornale… In realtà c’erano quattro corse su altrettante differenti distanze: ho partecipato ovviamente alla più lunga, la “Ultra+”.

Dove e quando si è svolta?

Il 27, 28 e 29 ottobre scorsi, partenza e arrivo da Attigliano. Un anello di 200 chilometri nell’orvietano percorso una volta.

Piazzamento?

Sono arrivato secondo.

Caspita! Ma quanti eravate, immagino non tantissimi…

Alla partenza in 79. All’arrivo 36.

Complimenti! A me fanno molto effetto le cose che mi sta raccontando, dopo duecento chilometri in auto mi sento tutto indolenzito… Non vi siete mai riposati?

Ci sono dei punti ristoro ogni 13-14 chilometri in cui ci si ferma dai 3 ai 10 minuti salvo esigenze particolari. Si passa attraverso le montagne e ci si ferma in ogni paesino. La sosta nei punti ristoro consiste in una bevutina o in un pezzetto di cioccolato, nei punti base vita ci sono all’occorrenza pasti caldi e all’occorrenza indumenti, scarpe di riserva, calzini ecc. Nel mio bagaglio personale avevo messo integratori ed ai ristori ho bevuto soprattutto Coca-Cola.

Coca-Cola?

Sembra strano, ogni volta che vedevo la pubblicità in televisione ho sempre pensato che non l’avrei mai comprata in quanto poco salutare a mio parere, però quando corro lo zucchero e la caffeina che contiene sono utilissimi.

Ma non dà fastidio allo stomaco?

Durante la corsa è difficile digerire anche l’acqua, mentre la Coca-Cola va giù benissimo!

Mi riprendo un po’ dallo stupore… Facciamo un passo indietro, si presenti.

Sono nato nel 1971 a Foligno e sono cresciuto a Trevi. Ho frequentato l’Istituto Industriale di Foligno, poi mi sono arruolato come allievo ufficiale di complemento con la domanda per la ferma biennale e successivamente ho effettuato il concorso per il servizio permanente. Abito a Sant’Eraclio da quando mi sono sposato nel 1998. Ho tre figli: due maschi di 16 e 12 anni e una bambina di 9.

Tenente Colonnello nel Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito di Foligno. Di cosa si occupa esattamente?

Sostanzialmente fornisco supporto alle commissioni che valutano i candidati dal punto di vista ginnico. I primi a dover mantenere un certo livello di efficienza fisica siamo proprio noi che aiutiamo i commissari a selezionare, o che, in qualsiasi momento, potremmo essere impiegati in teatri operativi, pertanto abbiamo “l’obbligo” e la possibilità di allenarci all’interno della struttura.

Come organizza i suoi allenamenti?

Durante la settimana, all’incirca, mi alleno un’ora e mezzo al giorno. Poi cerco di andare a correre quando posso; per fare distanze così impegnative intensifico molto l’attività nei fine settimana, fino a percorrere 60/80 Km. L’allenamento include anche delle gare nel corso dell’anno, come ad esempio la Maratona di San Valentino a Terni, che corro in preparazione della 100 chilometri del Passatore (si tratta di una competizione podistica di ultramaratona che si svolge annualmente nell’ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo – ndr); è la quarta volta che la faccio, bellissima. Quando arrivi a Faenza è indescrivibile.

Ma lei è nato correndo?

A Trevi c’è la corsa dei carri, mi allenavo più che altro per quella, ma a 17-18 anni facevo da riserva. Poi con l’arruolamento e con il fatto che dovevo mantenere una certa efficienza… La mia prima gara l’ho fatta nel 2003, più o meno intorno ai trent’anni ho cominciato a correre seriamente. Diciamo che è stata una passione nata da ragazzotto.

A livello alimentare, sacrifici?

Elimino il cibo spazzatura, che non mi manca per nulla. Qualche concessione me la faccio, una piadina con prosciutto e formaggio, salsicce… Ma niente merendine! Ho quasi totalmente eliminato pasta e pane, vado su carboidrati non raffinati tipo farro o miglio, mangio molti legumi e quantità industriali di frutta e verdura, se posso quelle del mio orto per mia fortuna!

Un aneddoto?

Per la 200 km siamo partiti alle 19.00, le prime 12 ore sono state in notturna. Ero intorno al quarantesimo chilometro, c’erano le segnalazioni e avevo la luce frontale però non ho visto una svolta e così mi sono trovato in un labirinto di rovi. La regola è che dopo 100-150 metri senza segnalazione si torna indietro, ma di notte non hai punti di riferimento… Dopo dieci minuti che giravo ho visto una luce in lontananza, si è avvicinato un corridore, grazie alla sua torcia ho tagliato in mezzo ai rovi, mi sono graffiato tutto ma sono tornato in “pista”. L’ho ringraziato tantissimo.

Non è un azzardo definire questo episodio una sorta di metafora dell’esistenza. In fin dei conti, la corsa, l’attività fisica in generale, non sono forse una scuola di vita?

Penso proprio di sì. Nello sport ci vogliono disciplina e voglia di affrontare il sacrificio, poi arrivano le soddisfazioni. Magari è solo chimica, solo endorfine, ma il sacrificio c’è. Il sabato o la domenica uscire di casa e pensare che sono gli unici giorni in cui mi posso svegliare con i miei figli e mia moglie mi pesa, ma poi quando rientro c’è una grande gioia e la giornata la vedo da un’altra prospettiva…

Passione e lavoro, volontà e piacere, competizione e sacrificio. Quanti valori, quante sfaccettature.

Lo sport serve per stare meglio. A me non interessa tanto la mia posizione rispetto agli altri concorrenti, ma la sfida con me stesso, voglio migliorarmi continuamente. E poi, quando un piede comincia ad andare velocemente davanti all’altro, che meraviglia!

ENRICO PRESILLA

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