ok - Art_Affreschi_Acqua_S_Stefano - Fig.01 - Copia

Cristoforo di Iacopo e gli affreschi di Acqua Santo Stefano

Acqua Santo Stefano è un piccolo villaggio della montagna folignate situato sulla sinistra del fiume Menotre. Citato per la prima volta in un documento del 1098 che si conserva nell’Archivio dell’Abbazia di Sassovivo, il centro abitato custodisce una chiesa dedicata a San Nicola, della quale si ha memoria a partire dal 1295: in questo anno viene stilata la Libra, un elenco delle chiese della Diocesi di Foligno, dove compare l’ecclesia sancti Nicolay de sancto Stephano. Questa definizione spinge a ipotizzare che la piccola chiesa dovette ereditare la devozione a Santo Stefano propria di un precedente luogo di culto, rimasto poi nella memoria dell’agiotoponimo Acqua Santo Stefano. Era poi presente nella zona un terzo edificio religioso, dedicato a Santa Maria e menzionato per la prima volta in un documento del 1483; le tracce di questa chiesa sono probabilmente da identificare con il sito archeologico presente nell’area che ho avuto modo di studiare insieme a Matelda Albanesi e a Maria Romana Picuti. Ma tornando alla chiesetta di San Nicola, il legame con un precedente culto tributato a Santo Stefano risulta evidente osservando la decorazione quattrocentesca presente al suo interno: l’affresco collocato lungo la parete di fondo, alla destra della raffigurazione centrale con la Crocifissione e quindi in una zona solitamente occupata dalla figura del titolare dell’edificio, ritrae il Martirio di santo Stefano, certamente a suggello di un’antica devozione (fig. 1). Si tratta di dipinti eseguiti intorno agli anni ‘60 del Quattrocento da Cristoforo di Iacopo, artista documentato dal 1448 al 1508 che ha lasciato interessanti testimonianze in area folignate (Sant’Eraclio, Santa Maria in Campis, Belfiore, Scopoli), ma anche a Spello, Montefalco, Assisi. A Rasiglia firmò il Sant’Antonio abate e storie della sua vita, sulla parete sinistra, accompagnando la firma con la datazione, 1467 – dati oggi non più leggibili. La Crocifissione di Acqua Santo Stefano (fig. 2) è del tutto simile ad analoghe composizioni che Cristoforo eseguì nella chiesa castellana di Sant’Eraclio e nell’ex chiesa di Santa Maria Maddalena a Montefalco: si vedano ad esempio gli angeli dolenti con i calici che raccolgono il sangue di Cristo, ma anche il cosiddetto deliquio della Vergine, cioè il gruppo della Madonna sostenuta da due pie donne, la sagoma della Maddalena, e poi a destra il san Giovanni evangelista, con a fianco un’altra figura, quasi del tutto persa nell’affresco di Acqua Santo Stefano ma da identificare con il soldato Longino, come si vede nel dipinto di Montefalco. Più singolare è invece il riquadro che raffigura il Martirio di santo Stefano (fig. 3). Qui si nota la particolare dovizia di dettagli con cui sono resi gli abiti dei vari personaggi, aspetto che rende la composizione interessante anche dal punto di vista della storia dell’abbigliamento. Si vedano, per esempio, i carnefici intenti nella lapidazione del santo, soprattutto quello in primo piano che si piega per raccogliere le pietre: è vestito con le tipiche calzebraghe separate, cioè prive di raccordo centrale, dotate di lacci e occhielli e annodate al farsetto, quest’ultimo caratterizzato da eleganti maniche a sbuffo. Una simile attenzione alla moda coeva all’esecuzione dell’affresco sembra suggerire la volontà di attualizzare l’episodio del martirio e quindi di rendere più vicina la devozione al santo che, come si è detto, probabilmente affonda le radici nelle origini della comunità stessa di Acqua Santo Stefano. La figura del protomartire, ritratto in atteggiamento orante, volge il viso in alto a destra e il suo sguardo sembra idealmente incontrarsi, in un silenzioso dialogo spirituale, con quello del Cristo Crocifisso. Oltre alla Crocifissione e al Martirio di santo Stefano, nella chiesa di San Nicola Cristoforo di Iacopo esegue un Sant’Amico e una serie di soggetti dalla chiara iconografia contra pestem: una Madonna di Loreto e una Madonna della Misericordia tra i santi Sebastiano e Rocco. La figura di quest’ultimo è estremamente frammentaria, mentre nel san Sebastiano è possibile riscontrare gli stessi caratteri di quello rappresentato nella chiesa castellana di Sant’Eraclio, ma con una maggiore accentuazione patetico-caricaturale. Le figurine di fedeli inginocchiate al di sotto del manto della Madonna della Misericordia sono del tutto simili a quelle che si trovano nell’affresco di medesimo soggetto che si vede sulla parete destra della chiesa di Santa Maria in Campis, che a loro volta ricordano direttamente i personaggi delle scene con episodi della vita di sant’Antonio abate a Rasiglia. Si può pertanto concludere che gli affreschi di Cristoforo di Iacopo ad Acqua Santo Stefano costituiscono un’interessante antologia, esemplificativa delle diverse opere eseguite dall’artista folignate nel nostro territorio.

EMANUELA CECCONELLI

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