ok - Foligno guardati allo specchio

Foligno devi crescere e passare all’età adulta

La festa di San Feliciano è l’occasione giusta per riflettere sulle prospettive della città che si è sviluppata intorno alla tomba del martire e la cui identità si è indubbiamente formata a partire dalla figura del Santo Patrono “Fundator et defensor civitatis”. Se il racconto settimanale della Gazzetta viene accorpato a livello annuale, emerge con sufficiente chiarezza che c’è una Foligno solidale, vivace culturalmente, imprenditorialmente attiva. Però c’è pure una città contraddittoria e sperequativa: da una parte è gaudente e chiassosa, dall’altra fatica a rimanere a galla o magari è costretta a cercare fortuna, riconoscimenti e soddisfazioni solo lontano dal Topino. I dati, più volte riportati anche in queste pagine, sono praticamente privi di interpretazioni: Foligno e il territorio folignate perdono Pil, posti di lavoro, persone. La conseguenza è una città letteralmente impoverita e sfiduciata, sebbene abbia molte possibilità di sviluppo. Ci sono forze imprenditoriali che si oppongono a tale sorte, associazioni che sopperiscono in modo encomiabile ai bisogni sociali, iniziative culturali di pregevole livello. Foligno non deve mollare e abbandonarsi al proprio amaro destino; tutt’altro, deve fare un salto di qualità e comprendere invece che è artefice del proprio futuro. La città sembra imprigionata nella cosiddetta “sindrome di Peter Pan”: incapace di crescere, di passare all’età adulta, di assumersi le proprie inevitabili responsabilità. Da cosa può dipendere tutto ciò? Si possono individuare tre macro-cause. La prima riguarda Foligno stessa, investe un ambito strettamente locale, potremmo definirla l’autostima della città. Non si tratta di mantenere ottuse e incrollabili fantasticherie sulle proprie superiori capacità, ma di effettuare un’analisi lucida e puntuale sull’effettivo valore della città stessa, scegliendo con acume le carte su cui puntare per esaltare il genius loci e le potenzialità di questo territorio. La seconda riguarda la capacità di fronteggiare chi ha paura che Foligno possa crescere troppo: ci riferiamo a un livello regionale. Potrebbe sembrare il classico discorso da sconfitti, ma la storia ci insegna che in Umbria c’è un capoluogo che persegue da decenni politiche accentratrici su tutti i fronti: industriali, commerciali, turistiche, fino a quelle sanitarie, ambientali o dei trasporti. Solo aumentando la propria autostima Foligno potrà respingere ulteriori assalti alla diligenza, irrobustire la propria posizione e puntare i piedi quando necessario. Il terzo punto si riferisce alla politica. Qui la situazione è forse la più drammatica e quella per cui bisogna avere il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Non siamo nemmeno al punto di alzare gli occhi e guardare lontano per capire se la tempesta svanirà e se tra una nube e l’altra spunterà un arcobaleno. Manca proprio chi scruta l’orizzonte. Abbiamo bisogno di persone in grado di pensare a una strategia di lungo periodo, di compiere delle scelte e di portarle avanti con coerenza: urgono discernimento e governo. C’è necessità di ritrovare unità e operosità, spirito di iniziativa e di servizio, disponibilità al dialogo e al confronto, voglia di rimboccarsi le maniche senza pretendere poltrone e allori. Ma, a pensarci bene, c’è un quarto punto: dobbiamo guardare in “casa nostra”. I cattolici che cosa fanno? Sono all’altezza delle generazioni che li hanno preceduti? Non sono forse corresponsabili della situazione attuale? Papa Francesco ha più volte esortato a ritornare in politica, per i 150 anni dell’Azione Cattolica ha invitato all’impegno “nella grande politica, nella politica con la P maiuscola”. E noi della Gazzetta forniamo un contributo adeguato alla società di cui facciamo parte? Ci sono mille difficoltà, spesso interne proprio al mondo cattolico, al quale chiediamo più sostegno e fiducia. Di sicuro però siamo un gruppo che coinvolge generazioni differenti e ingloba tutte le stagioni della vita, perché siamo convinti che il segreto sia nella staffetta, nel passaggio del testimone. Non ci basta uscire tutte le settimane, vorremmo essere un germoglio di crescita per la città, perché c’è ancora un patrimonio da valorizzare e su cui investire. Gli obiettivi si raggiungono insieme: se ognuno si impegnasse e portasse il proprio granello, i risultati non tarderebbero. Allora, potremmo finalmente dire: “Foligno alzati, guardati allo specchio, traccia un bilancio oggettivo e impietoso di te stessa, non farti sconti e rifletti sulla tua identità. Poi pensa a che cosa vorresti essere in futuro e a quante energie inespresse o male incanalate hai; ora fai un bel respiro, schiena dritta e piede sull’acceleratore!”.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          ENRICO PRESILLA

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