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Finalmente pago

Ospedale, mezzogiorno, vale a dire accesso libero alle corsie per la visita e l’assistenza dei pazienti. Impazienti – invece – sono i parcheggiatori abusivi che si sbracciano da lontano al solo apparire delle auto. Uno di loro indossa le Nike ultimo modello e maneggia un iPhone 8 Plus collegato a due cuffiette Bose. Ha i capelli scolpiti alla Paul Pogba, sebbene non giochi al centrocampo ma d’attacco, attacco bottone intendo dire. “Capo, ti ho visto arrivare e ti ho lasciato questo posto”. Gli dico: “Grazie, senza di te come farei?”. Ha la faccia simpatica. Tosta ma simpatica. Gli sgancio con piacere due euro. La simpatia non ha prezzo. Non faccio in tempo a richiudere la portiera della macchina che mi ci lancia dentro un pacchetto di fazzolettini di carta. Chiudo e fingo di andarmene, per vedere cosa inventa. Il cambiamento d’umore è immediato. Mi rincorre urlando. Non ha più la faccia simpatica, ma minacciosa: “Dammi cinque euro”. Mi guardo intorno e non vedo un vigile nei paraggi. Anche nei mezzogiorno di fuoco gli sceriffi non si facevano mai trovare puntuali. Così apro di nuovo l’auto e a muso duro gli restituisco i fazzolettini. Lui sorride e mi dice: “Tre euro”. Ha di nuovo la faccia simpatica. È più forte di me, glieli sgancio. Strizzandomi l’occhio mi sussurra: “Sei furbo tu”. Adoro le lusinghe. Bisogna che vada più spesso da quelle parti a fare affari. Ed anche ad alimentare la mia autostima. Finalmente pago, faccio ingresso nel portone del manicomio. Ah no, del nosocomio.

GIOVANNI PICUTI

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