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Dalla Virtus Foligno alla Nazionale: Leonardo Spinazzola ce l’ha fatta

Il sogno di ogni bambino che inizia a giocare a calcio è quello di diventare il più grande di tutti. Si comincia da piccoli, si cresce insieme al pallone, si fanno allenamenti, partitelle, qualche provino, si va a disputare partite negli stadi di periferia a proprie spese. Tutto si prova pur di arrivare nel gotha del calcio, ma spesso né il talento né la voglia di spaccare il mondo possono bastare per l’impresa. Passare dai campi della Virtus Foligno a quelli della Serie A, d’altronde, non è cosa da tutti. Ma Leonardo Spinazzola ce l’ha fatta.
Ormai ti conoscono tutti: prima la Juventus, poi la Serie B, successivamente l’Atalanta e la Serie A, fino alla Nazionale e all’Europa League. Manca ancora qualcosa a Spinazzola?
Diciamo che manca un 80%. Anche se ho girato molto, ho ancora altri 10 anni spero ad alti livelli, perché sono giovane e mi piace pensare che questo sia solo l’inizio.
Raccontaci dei primissimi passi sul campo da calcio di casa tua, alla Virtus Foligno.
Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo 5 anni, mi ricordo che il presidente della Virtus di allora mi mise subito a giocare con i classe 1991, quindi di due anni più grandi di me… Io ero il più piccolo e nonostante ciò mi divertivo molto. Non ricordo tanto di quel periodo poiché ero molto piccolo, ma per fortuna ho delle videocassette che mi fanno rivivere quei momenti.
Dalla Virtus sei passato molto presto al calcio che conta. Come è stato il salto da un realtà piccola come quella di Foligno a Siena prima e alla Juventus Primavera poi?
Inizialmente non è stato facile, perché ho lasciato la mia famiglia e i miei amici a soli 14 anni per andare in una città nuova, da solo. Molto spesso ho pensato di ritornare a casa ma fortunatamente Siena è vicina a Foligno per cui potevo rivedere spesso la mia famiglia che mi ridava entusiasmo ed energia per continuare il mio percorso. Ma poi mi sono abituato e infatti mi è dispiaciuto lasciare Siena per andare a Torino. Anche qui inizialmente non è stato facile perché mi sono dovuto confrontare con una realtà molto più grande rispetto a quella dei 3 anni prima. Ci sono stati molti momenti di sconforto, sempre per mancanze dovute alla mia famiglia e alla mia ragazza, ma alla fine di questi anni mi sono reso conto di essere cresciuto tanto e ho dei ricordi belli che porterò sempre con me.
Molti folignati quando parlano di te affermano che già da bambino facevi faville in campo. Quando hai capito che avresti potuto sfondare in una squadra di Serie A?
Dopo Perugia sono approdato all’Atalanta e con la fiducia di Mister Gasperini che mi ha messo in campo mi sono convinto sempre di più dei miei mezzi e che quindi sarei riuscito a fare bene anche in serie A.
Come si vive a Bergamo? Pro e contro rispetto a Foligno?
Si vive bene, è una città un po’ più grande di Foligno, molto tranquilla e in una bella posizione poiché dista soli 40 km da Milano. Diciamo che come caratteristiche ci siamo… solo che a Foligno si mangia meglio!
Domanda goliardica a nome dei tantissimi amanti del fantacalcio che ti hanno ‘acquistato’ durante l’asta: quando segnerai il tuo primo gol in Serie A?
Non lo so quando arriverà il gol, diciamo che non sono mai stato un bomber. Ho sempre preferito fare assist, però se dovesse arrivare sarei felice.
Il 28 marzo 2017 tutta Foligno ha tifato per te. Cosa hai provato quando il Ct Ventura ti ha fatto esordire in Nazionale contro l’Olanda?
Calcisticamente parlando è stata l’emozione più grande della mia vita, penso che sia il sogno di ogni bambino che ama il calcio giocare per la propria nazione.
Per tantissimi ragazzini che giocano a calcio tu sei un esempio da seguire. Che consiglio daresti a chi sogna una grande carriera nel calcio o nello sport in generale?
Il mio consiglio è quello di divertirsi sempre, di restare umili e di credere sempre nei propri mezzi.
Facciamo un gioco: prendi in mano l’album delle figurine di quando eri bambino, a chi volevi assomigliare?
A Ronaldo il fenomeno, perché per me è stato il giocatore più forte di tutti i tempi.
Se non avessi fatto il calciatore, cosa ti sarebbe piaciuto diventare?
Ora come ora direi il parrucchiere, non so perché ma è un lavoro che mi affascina.

GABRIELE GRIMALDI

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