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Riconoscersi tassi

Complimenti ai folignati che, rievocando la memoria cittadina de “Lu tasso de Budino”, hanno istituito un premio da assegnarsi annualmente all’erede del nostro Eugenio Ferranti, quello del “setello de calce” e della “sportella” della Lamborghini. Ma – per non destare l’ilarità di certi salotti tarlati perugini – non vorrei passasse il messaggio che a Foligno siamo una massa di cafoni, una congrega di ignoranti, privi di delicatezza, eleganza e stile. A pensarci bene “Il pranzo dei Tassi 2018” costituisce una presa di coscienza di colui che, sicuro di sé, può permettersi di giocare su certe cose senza arrossire. La signorilità sta tutta nel non prendersi troppo sul serio. Meglio ancora, nel fare un punto di forza di ciò che per altri costituisce un motivo di debolezza. La grandezza sta tutta nel riconoscersi tassi, perché alla fine non guasta se si è consapevoli di non esserlo davvero. Nemmeno un certo cinismo intellettuale guasta, costituendo l’unica forma nella quale anime considerate volgari rasentano l’onestà. Che sia rozzo o raffinato il cinismo dell’uomo superiore consiste nel manifestarsi per quello che veramente è, senza troppi mascheramenti. Perché il vero tasso è colui che non sa di esserlo, cocchino.

GIOVANNI PICUTI

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