ok - 32_8-2-2018 Andrea Santarelli

La dura vita del campione

A colpi di spada porta avanti con tenacia la sua passione per la scherma vissuta da sempre con impegno, dedizione e sacrificio. Stiamo parlando di Andrea Santarelli, classe 1993, schermidore professionista appartenente al gruppo sportivo ‘Fiamme Oro’ della Polizia di Stato. Alla sua giovane età già vanta un palmarès di tutto rispetto, tra cui le Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro e, solo per citare le più recenti e rilevanti, quattro coppe del mondo a Berna, Legnano, Doha e Heidenheim. Da sempre legato alla città di Foligno dove è nato e vissuto e dove è voluto rimanere per allenarsi anche nei momenti più impegnativi e complessi della sua carriera, da settembre scorso si è però trasferito a Milano per portare avanti una preparazione atletica di altissimo livello. “Ho impiegato molto a prendere questa decisione perché a Foligno ho un maestro straordinario e, accanto a me, una famiglia e degli affetti che mi hanno sempre donato quella tranquillità che aiuta nei momenti di grande concentrazione e sforzo mentale e fisico – ha spiegato Andrea -; dentro di me, però, sapevo che Milano avrebbe potuto darmi tanto e così, dopo una lunga riflessione, ho deciso di trasferirmi. In questa grande metropoli dove ho un altro straordinario maestro mi alleno tutti i giorni soltanto con professionisti e, tra questi, i due campioni di squadra della nazionale Marco Fichera ed Enrico Garozzo (Paolo Pizzo sta a Roma). Milano è una città dove tutto viaggia ad alto livello e mi trasmette la voglia di essere migliore, di continuare sempre a impegnarmi per raggiungere traguardi importanti”. Non a caso, tra gli obiettivi di Andrea c’è anche quello di portare avanti e concludere proprio a Milano il percorso di studi universitari in Scienze motorie intrapreso l’anno scorso, dopo aver dovuto lasciare gli studi di Fisioterapia, ‘incompatibili’ con gli impegni sportivi e le tempistiche di allenamento.
Cos’è per te la scherma?
Per me la scherma ha assunto diversi significati nella vita: è iniziato come un divertimento per stare con gli amici, si è poi trasformato in sogno e ambizione di un ragazzo, per essere poi un lavoro ma anche la più grande fonte di emozioni e sensazioni della mia vita.
Come ti ha cambiato la scherma?
Mi ha insegnato principalmente il rispetto e la correttezza, ma mi ha anche tolto molta della mia timidezza.
Ti hanno fatto crescere e maturare di più le vittorie o le sconfitte?
Credo ti facciano crescere in modo diverso: la sconfitta come si può immaginare ti insegna a rimboccarti le maniche per superare anche momenti molto bui; ma anche le vittorie a modo loro ti insegnano a cogliere i frutti del tuo duro lavoro e a distinguere quando una conquista avviene per caso o perché si sta seguendo la giusta direzione e le giuste scelte.
Cosa significa per te far parte di una squadra?
Squadra per come la vedo io è quasi famiglia. Forse ho una visione idilliaca e anche “fortunata” poiché deriva dalla mia diretta esperienza, ma a parte tutto credo che significhi saper fare un passo indietro nel momento giusto, ma anche sapersi prendere carico di tutti i pesi nel momento del bisogno. Da questo deriva fiducia in ognuno dei componenti.
Preferisci le gare individuali o di squadra?
Hanno entrambe il loro fascino, ma la scherma nasce come sport individuale.
Se ripensi alle gare di scherma che hai fatto, quali sono quelle che hanno lasciato il segno nella tua mente e nel tuo cuore e perché?
Chiaramente non può mancare l’Olimpiade e non credo servano molte motivazioni. Un’altra gara che porterò sempre con me è una vittoria ad un campionato italiano under 17… non un titolo importante (soprattutto confrontato con l’Olimpiade), ma di un inestimabile significato per me poiché era da poco morto il mio primo maestro ed è stato bellissimo potergli dedicare quella vittoria.
Quali sono i prossimi appuntamenti con la scherma e come ti stai preparando ad affrontarli?
Sta per cominciare la seconda parte di stagione di coppa del mondo che terminerà con europei e mondiali; ora sono in una fase di maggior carico ma tra poco si comincia a scaricare per arrivare più in forma nei momenti opportuni.
Descrivi una tua giornata tipo.
La sveglia varia sempre in base all’allenamento della mattina, ma poi faccio colazione salata, allenamento e pranzo non troppo pesante; mi riposo poi spuntino e si ricomincia dalle 17 circa fino alle 21 quando rientro a casa e mi preparo la cena. Guardo un po’ di tv e vado a dormire. La famiglia la sento di solito al telefono perché vivo solo qui a Milano. Durante la settimana faccio una vita estremamente ligia ma nel weekend esco con gli amici per svagarmi da questa pesante routine.
Come immagini il tuo futuro?
Non posso sapere quello che ci sarà nel mio futuro ma so quello che voglio per me: mi voglio impegnare e voglio vincere; mi sono trasferito per questo e non intendo lasciare nulla al caso. Quello che verrà sarà quello che mi conquisterò con il duro lavoro di ogni giorno.

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