vuoto2

L’amico non amico

Tutti noi abbiamo un amico non amico. Il mio l’ho incontrato in piazza. È un sagace perditempo che glissando la Fornero è andato in pensione ancora pimpante. È un censore a mani alzate che non accetta le opinioni altrui, ma non te lo dice. Di solito te lo manda a dire da un par suo incrociato in qualche bar. Ondivago, politicamente corretto, di sinistra quando gli conviene, di centro quando i compagni sbagliano, pentastellato quando il PD rimedia una tranvata. L’amico fa finalmente outing e mi domanda: “Advocatus diaboli, quando te la smetti di denigrare il prossimo sui giornali?”. Gli spiego, bontà mia, che dopo tanti anni non ho ancora ricevuto una querela, pur sapendo – da accorto avvocato – che di tale incensuratezza non c’è mica da vantarsene, quando ci si ritiene liberi. Insomma, per l’amico non amico, è un denigratore chi si rifiuta di diventare complice degli orrori, se non del Mondo e della Storia (che non passano certo da Foligno) di quelli che gli si presentano quotidianamente – tralasciamone l’elenco – e lo inducono a non tradire la sua dopolavoristica passione: di farsi modesto testimone di questo tempo difficile da decifrare. Mi rincalza: “La gente è ignorante (lui no), le tue opinioni possono condizionarne le scelte”. Mi avrà preso per uno spacciatore di fake news? Tento di spiegargli che non ho intenzione di tradire i miei rari lettori, che da quanto mi consta sono assai accorti, non fosse altro perché la mia non è una scrittura ruffiana e accattivante, bensì comunicativa – mi si passi l’immodestia – che si fa leggere da chi possiede pazienza e acume nel capire. Grazie, amico non amico, per avermi aiutato a scoprire il senso del mio dopolavoristico svago, che sta tutto nel farmi testimone del tempo in cui vivo. Postilla. Finché non arresteranno il direttore responsabile a cagione di quanto scrivo, continuerò a restituire dalle pagine della Gazzetta la mia visione del mondo piccolo e del suo gregge, come lo definiva Giovannino Guareschi, senza farmi condizionare dai consigli degli allineati diplomatisi nei bar, che pubblicamente non sopportano certe prese di posizione, ma in segreto le condividono. Sono certo che il biasimevole autore della storica rubrica “L’impressione” che leggete in calce alla pagina ci sia passato prima di me.

GIOVANNI PICUTI

0 shares

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content