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Il 25 aprile dei cattolici e il vademecum del Vescovo

All’indomani della Resistenza era del tutto ovvio che i cattolici si sentissero parte di quel popolo che aveva combattuto il fascismo. Non importava che le divisioni all’interno del fronte antifascista si fossero man mano acuite a partire dalle fasi finali del conflitto. E poco importava che pure a Foligno ci fossero state tensioni anche forti tra i cattolici, che avevano iniziato ad organizzarsi per primi per resistere all’invasione nazifascista, e i comunisti, che avevano poi preso il sopravvento nella gestione della fase post-bellica. L’antifascismo univa tutti, persino coloro che in passato avevano guardato con benevolenza al regime di Mussolini. Oggi l’antifascismo, che ha dato alla luce la Costituzione del 1948, non sembra più scontato, nemmeno per i cattolici. Non si dà più importanza alla resistenza contro i vecchi e nuovi fascismi: ideologie basate sulla violenza, sull’oppressione dei più deboli, sulla costruzione di muri, sulla paura come base ideologica per governi che solleticano la pancia degli elettori. E il 25 aprile, la festa di una Liberazione che non è avvenuta una volta per tutte, che sta a ricordarci l’importanza della pace, della fratellanza, dell’uguaglianza, della solidarietà, dell’impegno per il bene comune… rischia di trasformarsi sempre più in una stanca celebrazione di pochi. Tra i cattolici, dai partigiani sancarlisti che hanno costituito la prima cellula della Resistenza fino ai giovani naturalmente animati da energia e propensione al cambiamento, sono sempre meno quelli che si ricordano della Liberazione come atto di nascita dell’Italia democratica. È stato il Vescovo, Mons. Gualtiero Sigismondi, a portare un elemento di novità, affidando agli amministratori della cosa pubblica una sorta di vademecum che ha costituito la base dell’omelia pronunciata durante la Santa Messa e che il Sindaco Nando Mismetti ha voluto citare durante la manifestazione in Piazza della Repubblica. Parlando alle istituzioni che festeggiano la nascita dell’Italia libera, il Vescovo ha ricordato sette punti irrinunciabili: servire i cittadini nel loro insieme, alleviando le difficoltà dei più deboli; educare alla legalità, che viene prima della repressione e della vigilanza; essere esemplari, obbedienti alla retta coscienza, all’imperativo del bene comune; avere la libertà di non lasciarsi condizionare dalla ricerca del facile consenso; non limitarsi ad essere gestori della cosa pubblica, sorveglianti dello status quo; avere orizzonti ampi, non quelli tattici del numero, ma quelli strategici degli obiettivi; nutrire la consapevolezza di non poter risolvere i problemi da soli, ma insieme. I sette punti indicati dal Vescovo sono fondamentali per un politico cattolico, ma per un amministratore di qualsiasi colore diventano, citando le parole del Sindaco, “un punto da cui ripartire”, un invito al dialogo per una ritrovata unità pur nella differenza di opinioni, uno stimolo a recuperare la voglia di una Politica sana offerto nel giorno che segna la nascita dell’Italia democratica.

FABIO MASSIMO MATTONI

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