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Cura della persona e del territorio: 3.500 anziani soli nel folignate

Si parla tanto e giustamente della sfida rappresentata da Industria 4.0, che, in estrema sintesi, pone di fronte a noi la prospettiva di produrre di più e magari meglio, con meno lavoro. È una sfida che va colta, evitando chiusure o, peggio, derive “luddiste”. Certo è che la nuova produzione industriale dovrà cogliere, come è successo recentemente in Germania, la definizione di nuove relazioni sindacali e industriali con una nuova produttività unita ad una riduzione degli orari di lavoro. E in Italia? E nei nostri territori? Come dare risposte all’esigenza e al bisogno di lavoro, che le nuove generazioni e non solo esprimono?
Penso che questa esigenza primaria – il diritto al lavoro – non potrà avere risposte da una generalizzazione del cosiddetto “reddito di cittadinanza”, problematico non solo per motivazioni di tenuta economica e finanziaria. È necessario invece un colpo d’ala, un pensiero lungo che colga i “bisogni nuovi” di una società in rapida trasformazione, anche dal punto di vista demografico. Da questa prospettiva l’Umbria e il Folignate possono costituire un “laboratorio interessante”. Noi siamo una regione in cui si vive a lungo, con oltre un quarto della popolazione oltre i 65 anni, e una prospettiva di vita oltre gli 80 anni, per le donne oltre gli 85. Questa conquista positiva – l’aspettativa di vita che si è allungata – apre problematiche che vanno gestite ed affrontate. Infatti l’invecchiamento progressivo della nostra popolazione ha fatto emergere nel nostro tessuto sociale una nuova figura, che 20 anni fa era praticamente inesistente: l’anziano solo. In un recente incontro sul Piano Sociale di Zona del Folignate, è emerso che nella nostra zona di 86 mila abitanti, gli anziani soli sono ben 3.500. E la tendenza demografica ci dice che, nei prossimi anni, inevitabilmente, questo numero aumenterà. E allora – qui è il punto – occorre costruire un progetto che aiuti queste persone nella loro residenzialità, dando una risposta ai loro problemi sociali, sanitari e relazionali. Un progetto che riduca al minimo indispensabile la ospedalizzazione e favorisca la vita di queste persone nei luoghi dove hanno vissuto e dove vogliono continuare a vivere. Un progetto che abbia cura di queste persone, e che utilizzi in percorsi lavorativi giovani che nella cura della persona possono realizzare la loro professionalità. Si tratta di esperienze già realizzate in Nord Europa e che possono vedere la sintesi tra la cura della persona (gli anziani), la creazione di nuovi lavori (i giovani) e la tutela del territorio (difendendo la residenzialità nei centri storici e nei borghi della nostra montagna). A questo scopo possono essere destinate le risorse dei fondi europei indirizzate alla coesione sociale. Crediamo possa essere una sfida nuova e importante per costruire veramente il futuro!

MARIO BRAVI

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