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La Francescana

Sembrava che i partecipanti alla ciclostorica “La Francescana” provenissero direttamente dal passato, mentre invece provenivano dal Belgio, dal Regno Unito, dalla Germania e dalla Francia, oltre che da mezza Italia. L’appuntamento era di buon mattino in Piazza della Repubblica, dove s’era assiepata, in attesa del via, una moltitudine di personaggi ottocenteschi in abiti rigorosamente d’epoca. Saltavano agli occhi accessori, scarpe, cappellini, borracce, maglie e calzoncini di lana, tessuti a quadretti, tweed e pied de poule, Bianchi restaurate, celeriferi simili a quelli inventati da Nicéphore Niépce, impressionanti velocipedi con la gigantesca ruota anteriore, in auge quando ancora non c’era la catena di trasmissione e il cambio. Abbiamo assistito ad un carosello di biciclette d’epoca, ma anche di facce d’epoca, con tanto di baffi alla Dalì, a manubrio, a spazzola, a tricheco tenuti a bada da un figaro che aveva spostato la sua impresa proprio sotto il Palazzo delle Canoniche, dove una volta (quando ancora nei bar di piazza si leggevano i giornali e non i tweet) c’era un’edicola e molto prima vi si teneva un mercato, dove S. Francesco vendette le stoffe del padre e il suo cavallo, ricavandone il denaro per restaurare San Damiano. Quanta storia e quanta gente giunta a Foligno per assistere – o partecipare – all’“Impervia” (75 chilometri) e alla “Ghiotta”, corsa ciclistica riservata ai più usurati, rincuoratisi con le merende del territorio, spalmate lungo un percorso di 35 km. Cinquecento partecipanti al via, e chi vince, vince. Bravi Luca Radi e compagnia bella, per averli guidati tra le più belle strade del comprensorio, ma soprattutto per aver vinto sugli equilibrismi di chi voleva portarvela via, la vostra Francescana.

GIOVANNI PICUTI

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