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Mezzogiorno di cuoco

Un gruppetto di veterani borbottanti, ormai senza un preciso partito a cui votarsi, mugugna indicando il palco piazzato a Largo Carducci, intorno al quale s’impernia la manifestazione “I Primi d’Italia”. Il volume della musica disturba i loro vaniloqui da caffè. “È l’ora dei surrogati” dice uno. “Ormai siamo bolliti” replica un altro. “I frascarelli di Amoni hanno sostituito alla cultura un effimero benessere”, dice il più sagace. Gli anni passano, le amministrazioni cambiano (nemmeno tanto), si susseguono scissioni, dispute localistiche, processi politici, ma la testa dura rimane. Gli inamovibili veterani affogano la rabbia perculando dove c’è poco da perculare, disapprovando chi è avvezzo a mettersi in gioco. Intanto s’aggirano per la città maccheronata migliaia di turisti, a conferma che i fornelli in riva al Topino ancora fanno girare l’economia cittadina. Ma i veterani – infastiditi dalla confusione – ruotano i loro cucchiaini nei caffè di piazza, malignando su Epta e Confcommercio colpevoli del fatto che a Foligno si respiri un’aria “di effimero benessere”. Agli inutili dinosauri sfugge che non è stato Amoni ad aver messo in atto la macchina che crea certi bisogni, ma le vecchie politiche a cui hanno prestato consenso. Ecco come stanno le cose.

GIOVANNI PICUTI

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