ok - Intervista Valentina

È di Spello la migliore sommelière d’Italia

Nessuno è profeta in patria. Ce lo ripetevamo spesso io e Valentina quando arrivavano per lei i primi successi nel mondo del vino, da “La ricerca dell’eccellenza” di Bonaventura Maschio al premio innovazione giovani sommelier. Segnali chiari dai quali intuivo che la mia amica d’infanzia, spellana come me, fosse destinata al successo per una vocazione innata da sommelier, pardon: sommelière. “Perché annusi sempre tutto?” le chiedeva mamma Oriana mentre, da piccolina, si portava al naso il bicchiere dell’acqua elencando odori che gli altri neanche immaginavano. Ogni vocazione prima o poi trova la sua strada: Valentina è d’accordo con me nel sostenerlo, oggi che le chiedo un’intervista per la Gazzetta di Foligno. Incoronata dalla guida Espresso 2019 quale ‘sommelier dell’anno’ è la prima donna, in 41 edizioni, a vantare tale titolo.

Valentina, dopo la premiazione al teatro dell’Opera di Firenze la tua carriera ha avuto un’accelerazione pazzesca. Ogni tanto ti guardi indietro, verso Spello e la tua Umbria?

Spello è la mia casa e quando mi chiedono perché non sono rimasta, estasiati dalla bellezza delle nostre terre, rispondo che la nostra Umbria ha scelto di non mettersi in gioco nel settore dell’alta ristorazione. Da noi hanno chiuso luoghi di grande ispirazione come il Brilli Bistrot e sono passate esperienze come quella del ristorante La Bastiglia con lo chef Marco Gubbiotti e la famiglia Fancelli; se mai dovessi trovare un investitore come potrei puntare sulla mia regione? Sarebbe impossibile! L’Umbria non ha un bacino di utenza tale da poter aspirare al turismo di alta fascia. Le nostre infrastrutture sono carenti, abbiamo un Frecciarossa che parte alle cinque del mattino, unico treno diretto per Milano! L’aeroporto regionale ha voli verso Tirana ma non su Milano: come potremmo mai condurre qui il lusso e la grande economia che il settore luxury porta con sé?

Eppure il territorio ha saputo esprimere grandi eccellenze…

Tante occasioni che però non è riuscito a mantenere e che, talvolta, disconosce. Penso al Sagrantino e a Marco Caprai che è stato il primo ad intuire le potenzialità di questo vitigno autoctono, creando qualcosa che prima non esisteva. Ha messo in piedi dal nulla un’economia di territorio. A Montefalco o in Umbria non tutti sono d’accordo nel riconoscere la sua grandezza, eppure è lui il re del Sagrantino, in molti gli devono tantissimo. Meriterà sempre rispetto per questo.

Altri esempi?

Anna Maria Roscini e Tiziano Ciampetti hanno creato qualcosa di grande portando a Spello i grandi marchi della moda internazionale; persino Norberto, grandissimo artista spellano, ha cercato e trovato riconoscimenti altrove piuttosto che dal suo paese. Anche io sono stata giudicata e mai aiutata; in un periodo della mia vita ho persino fatto la guardia giurata pur di mantenermi.

E poi? Come hai trovato la tua strada?

Un giorno mi sono detta: “Questa non è la mia vita”. Perché se hai un’aspirazione è triste pensare che non potrai diventare mai più di quello che sei. Volere è potere e la mia storia lo dimostra: magari i tempi per raggiungere l’obiettivo si allungano ma con determinazione, lavoro e un pizzico di fortuna tutto è possibile.

Quanto ha contato la tua famiglia nel perseguimento dei tuoi obiettivi?

Moltissimo. Avere una sorella come Elisa mi ha insegnato tanto, mi ha saputo dare tantissimo anche attraverso la sua disabilità. Per questo dico che chi ha i mezzi per fare e li spreca è colpevole; provocatoriamente affermo che “essere stupidi è una colpa gravissima”.

Con mamma Oriana, grande cuoca, hai dato il via alla tua carriera nel mondo della ristorazione col ristorante ‘Il Pinturicchio’, ma il primo tributo dopo il premio è stato per tuo papà che non c’è più e al quale eri legatissima.

Sì, subito dopo il premio sono scesa a Spello, di notte, per ringraziarlo. È stato un viaggio massacrante ma grazie al passaggio di un amico sono riuscita ad andare a trovarlo al cimitero. Da lui credo di aver ereditato la bontà. “Essere buoni ma non fessi”: era questo il suo consiglio. La premiazione è avvenuta il 1° ottobre, giorno del compleanno di papà: quando l’ho saputo sono stata sul punto di svenire. Nello stesso mese il 2 ricorre la sua morte; mia sorella Elisa è morta il 20 e sempre ad ottobre i miei si sposarono. Il prossimo 13 ottobre sarà il mio compleanno. La vita spesso ti toglie ma ti restituisce in forme nuove e inaspettate.

Come immagini i prossimi anni per la tua carriera?

Non lo so, la mia passione è il Pinot nero e vorrei tanto vivere in Borgogna. Ho 38 anni e non so per quanti ancora potrò fare il lavoro che faccio: essere un sommelier di sala è un duro lavoro. Che però mi ha dato tanto; del vino apprezzo soprattutto il fatto che è qualcosa che arriva a tutti.

Non tutti però possono vantare di aver bevuto, come te, Romanée Conti o Madame Leroy…

A differenza di altri colleghi posso dire di aver stappato le più grandi bottiglie al mondo. Solo grazie alla fortuna di avere amici generosi, che nel vino riconoscono il valore della convivialità e sono felici di aprire le loro bottiglie con me. Sono fortunata!

A quali vini pensi pensando all’Umbria?

Un vino cui sono molto legata è Vigna Monticchio di Lungarotti, un Rubesco riserva; non posso fare a meno di citare Giorgio Lungarotti che ha reso grande l’Umbria e la storia del vino umbro prima di Marco Caprai. Mi piace tantissimo anche il Trebbiano Spoletino e poi il Villa Fidelia di Sportoletti: lo bevo sempre quando torno a casa. Come non citare Antinori e il loro Cervaro della Sala? Una bottiglia straordinaria.

Grazie infinite e alla prossima cena. Il vino lo porti tu?

Certo! Ti regalerò emozioni, cosa non da poco… ci ricorderemo la bottiglia e con chi l’abbiamo bevuta e sarà ancora più bello.

Amicizia, emozioni e memoria… cosa volere di più?

FEDERICA MENGHINELLA

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