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Il sacrificio di Desirée sia uno spartiacque per la società

La tragica vicenda di Desirée, la sedicenne di Cisterna di Latina uccisa con un mix letale di stupefacenti a Roma in uno stabile fatiscente dove era stata violentata, ci interpella come cittadini e come credenti, a tutti mostra uno spaccato del disagio sociale odierno, a ciascuno chiede rispetto, preghiera, pietà. Suscita anche qualche riflessione. Il contesto di degrado in cui si è sviluppata la dinamica dei fatti riconduce all’aspetto multiforme della nostra società, in cui convivono realtà opposte: solitudine e aggregazione, benessere e povertà, decoro e disperazione, violenza e fragilità. Situazioni che talvolta si intrecciano, talvolta si sfiorano nell’indifferenza, talvolta si scontrano deflagrando con brutalità inaudita, come avvenuto nella tragedia di Desirée, verificatasi in un quartiere centrale di Roma vicino all’Università, popolato da famiglie del ceto medio, studenti, giovani che la sera animano la movida non lontano da luoghi e palazzi fatiscenti dello stesso quartiere abitati da un’umanità fragile, frequentati da altri giovani e altri uomini che, in un clima di illegalità diffusa, lucrando sia sul bisogno di assunzione indotto in alcuni dalla dipendenza da stupefacenti, sia sulla voglia saltuaria di evasione verso paradisi artificiali espressa da altri, forniscono agli uni e agli altri, ricchi e poveri, le sostanze richieste, veleno dei nostri tempi: la droga. “Periferie esistenziali” vissute e subite dai più fragili e disperati “nelle notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini, dei loro fallimenti” (Papa Francesco). Le immagini di repertorio tv mostrano una Desirée somigliante a tante ragazzine sue coetanee figlie del nostro tempo: costretta però dalla vita ad attraversare esperienze dolorose, che di sicuro ne avevano segnato il carattere, inducendola ad uno stato di inquietudine ribelle, causa forse sia della sua fuga dal tessuto sociale radicato nella città di provincia e dalla sua famiglia lacerata (genitori separati, madre giovanissima, padre pregiudicato) sia dell’abbandono scolastico. Ispirandosi forse a modelli comportamentali errati, Desirée aveva assunto droghe; approdata a Roma, in balia di spacciatori senza scrupoli. Ma non è morta per una disgrazia: come invece talvolta accade ad altri giovani disperati in fuga da se stessi, che vengono ritrovati esanimi, fulminati da overdose o da un mix micidiale di stupefacenti assunti volontariamente per sfuggire ai propri fantasmi. E’ stata invece attirata in trappola, violata, e fatta morire da spacciatori, nell’indifferenza o nell’omertà di chi forse avrebbe potuto tentare di soccorrerla, anche con una telefonata tempestiva. Nulla può attenuare la gravità dell’omicidio perpetrato: è auspicabile però che il tempo della punizione dei colpevoli (quando e se saranno giudicati tali) coincida col tempo della loro rieducazione, della ricostruzione dell’uomo, di quell’umanità che forse a questi uomini nella loro esistenza non era stata proposta come valore, qualunque sia il loro background antropologico. Non lontano dal luogo in cui la ragazza moriva, dall’altra parte del Tevere, in Vaticano, altri giovani, in quei giorni, erano impegnati ad assistere al “Sinodo dei giovani” indetto per fare il punto sul rapporto con la fede e la propria vocazione; ad essi si rivolge il Papa: “una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire”; non farò una distinzione manichea tra buoni e cattivi: dico soltanto che, se Desirée avesse avuto opportunità diverse, se fosse vissuta in un contesto diverso dal suo, avrebbe fatto scelte diverse, e forse sarebbe ancora tra noi. Ma il suo sacrificio può rappresentare per la società uno spartiacque, l’occasione di una svolta: revisione e bonifica etica e culturale prima che di decoro, una spinta alle istituzioni per l’avvio della riconversione di locali e spazi fatiscenti sinora dominio incontrastato di spacciatori e violenti, da adibire a servizi di aggregazione e pubblica utilità, sulla scia di quanto si fa con i locali confiscate alle mafie; ed una sorveglianza maggiore, continua. Per la società, la comunità, per i familiari soprattutto, il messaggio più alto di consolazione proviene dalle parole pronunciate dal parroco della chiesa di San Valentino durante l’omelia per le esequie: “Stringiamoci intorno a Desirée ed ai suoi familiari. Facciamo loro sentire la nostra vicinanza e il nostro affetto. Ma soprattutto cerchiamo di ricevere, nella gioia e nel dolore, il messaggio umano e cristiano che deriva da questo nostro stare insieme”.

GIUSEPPE LIO

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