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Il rispetto dei luoghi

Da via Franco Ciri, dove ho trascorso la mia adolescenza, osservavo passare l’acqua torbida sotto il ponte. Seguivo con lo sguardo i vortici della piena che portavano giù da Nocera e da Valtopina detriti, tronchi divelti e carcasse di animali per depositarli, mano a mano che l’acqua si ritirava, lungo la ripa del fiume o sotto la cascata del Carburo. Domenica sono tornato sul posto. Ho riflettuto sulle vite dei folignati che, pietra su pietra, hanno contribuito a formare quel paesaggio, che lo hanno riempito di senso. Noi siamo i nostri luoghi, i luoghi che abbiamo vissuto e quelli che chi ci ha preceduto ha pensato per noi. Siamo il rapporto che abbiamo saputo stabilire con gli odori, i colori, le parvenze, le magie, i suoni e le parole che ad essi imperscrutabilmente si legano. Se ci capita di fermarci a ragionare al loro cospetto, i luoghi ci assalgono con un’intensità possente. Ogni volta che attraverso quel ponte riaffiora il passato della mia Città, il suo portato profondo e il timore che tutto questo possa finire. Apprendo dai giornali che la vicenda travagliata dell’area dell’ex-zuccherificio è ormai sistemata. A parte i toni trionfalistici, fermatevi un attimo a pensare prima di agire, perché guardare dritto al futuro non vuol dire cancellare il passato.

GIOVANNI PICUTI

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