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“Non abbiate paura”. L’insegnamento di Leonardo Cenci

“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv. 12,24-26).

Questo versetto del Vangelo mi fa pensare alla vita di Leonardo Cenci, a questi sei anni spesi, dalla scoperta del tumore, testimoniando l’amore per la vita, intessendo relazioni sane con tutti. Mi risuonano le sue parole durante un convegno tenuto nella mia scuola: “Ragazzi non vi fate rubare il tempo e la bellezza della vita; godetevela a pieno e rendete felici chi vi sta accanto”. E ancora, in un’intervista, “il buon Dio si prende cura di me ogni giorno, alzo gli occhi e Lo vedo in tutto il creato”. Che cosa abbiamo imparato tutti da Leo? “Non abbiate paura”(Mt 10,26.28.31) come ha ricordato la sua oncologa e amica durante il funerale: “Leo non ha sconfitto il tumore ma la paura del tumore”. Non aveva paura del tumore e neanche della morte. Lui ha cercato un compromesso felice con il suo ospite che non ha invitato ma che si è insediato. E quando si è sereni dentro e fuori non si ha paura di niente: la fede lo ha aiutato sempre. Questo è stato il suo successo: aver definito “ospite” con cui convivere, quello che chiamavamo mostro. “Il cancro mi ha insegnato a vedere la vita da un’altra prospettiva, oggi ci siamo e domani non si sa, quindi a vivere con emozione e pienezza nell’amore contornandomi di sentimenti positivi e ad essere grato per quello che ho. Capisci perché sorrido adesso? Domattina potrei non farlo più!”.

Un uomo che ha fatto del vangelo la sua vita, ha raggiunto tanti degli obiettivi che si era prefissato; dalla Maratona di New York, alla realizzazione di tante opere e sussidi donati al reparto di oncologia per aiutare i pazienti a vivere meglio e in modo più decoroso. Osservandolo e ascoltandolo ci si dimenticava che fosse malato per la grinta che trasmetteva. Era virale la sua gioia. Per delle fantastiche “Dio-incidenze” è entrato nella vita di molti, in modo personale e particolare sanando ferite, portando Cristo con discrezione, spesso senza professarlo ma incarnandolo. E noi? Cosa facciamo? Non può essere, il suo, solo un ricordo, perché il suo obiettivo era proprio quello di cambiare il mondo e le persone e se rimaniamo come eravamo il suo operato sarà vano.“Avere una mentalità ottimistica perché la vita è il dono più prezioso che noi abbiamo, che ognuno di noi faccia il proprio dovere per far sì che sia un mondo più generoso e più buono, soprattutto più sano. Avanti tutta!”. Questo è il contenuto del video messaggio che lui ha chiesto di diffondere dopo la sua morte e che ha girato sotto il colonnato della piazza di San Francesco ad Assisi con alle sue spalle la Basilica del Santo suo protettore da trent’anni. D’altronde la preghiera e il rapporto costante con Dio erano la sua forza: “Prego 5-6 volte al giorno e mi fermo per ringraziarlo sempre”, mi disse in tempi non sospetti.

Grazie Leo, il tuo non era solo running ma una corsa per la vita e per la nostra vita.

PAOLA POMPEI

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