43_13-2-2019 Tiger Shit Tiger Tiger - 3 - Copia

DA FOLIGNO IN USA. GLI AMBASCIATORI DELLA MUSICA INDIPENDENTE ITALIANA

La valigia in mano per girare il mondo. La musica in testa come una passione pronta a uscire con l’energia e la forza che ti fanno alzare in piedi, ti fanno muovere e ti scuotono. Un ciuffo di capelli neri davanti agli occhi che è lo specchio di una riservatezza innata. Un cuore colmo di aspettative. Così si presentano tre giovani ragazzi folignati che hanno fatto della loro propensione alla musica un vero e proprio stile di vita che in pochi anni li ha portati a esibirsi in giro per l’Italia e poi sempre più lontano fino a raggiungere l’America come in un sogno a occhi aperti. Nell’ambito della musica indipendente italiana rappresentano oggi una delle band più longeve, apprezzate e conosciute. Questi tre ragazzi sono Diego Masciotti (chitarra e voce), Giovanna Vedovati (basso e voce) e Nicola Vedovati (batteria). E se il nome della loro band “Tiger! Shit! Tiger! Tiger!” “è nato per caso” lasciando a noi la libertà di immaginare le motivazioni di questa scelta casuale, di certo non ha mai smesso di incuriosire e attirare l’attenzione dei più curiosi e attenti osservatori: tra questi vi è addirittura il nome del noto scrittore e sceneggiatore statunitense Stephen King che in un recente tweet l’ha citato come uno dei “migliori nomi di gruppi rock di oggi”. Di certo, però, non è nata per caso la voglia di fare musica, quella c’è sempre stata ed è cresciuta giorno dopo giorno supportata dalla passione, dallo studio e dalla tenacia. All’evoluzione delle loro sonorità, frutto di una continua ricerca, si affiancano personalità discrete e sensibili, pronte a portare in scena la musica. Oggi, con un bagaglio di quattro dischi pubblicati e un pubblico che li segue e li sostiene nei tanti tour in giro per il mondo, stanno lavorando alla produzione di nuovo materiale discografico e rispondono con piacere alla nostra intervista.

Come avviene l’incontro con l’etichetta indipendente To Lose La Track e cosa ha rappresentato per voi?

Il nostro gruppo nasce nel 2005 dalla voglia di suonare, senza un preciso fine. Venivamo tutti e tre da ascolti musicali simili, cultori e amanti di un sottogenere musicale poco in voga nel nostro paese, che proprio per questo motivo aveva creato una bella comunità fatta di gente che organizzava i concerti, pubblicava fanzine, produceva dischi. Prima del boom di internet, ci si incontrava ai live, ci si scambiava musica e materiale nuovo, si condivideva una passione. Era così un po’ in tutta Italia, anche se, diciamo, era una sorta di sottobosco per animi e orecchie sensibili. Per questi stessi motivi siamo venuti in contatto con Luca Benni che poco dopo ha fondato l’etichetta To Lose La Track per promuovere le band di amici che suonavano questo genere di musica. Una sorta di famiglia allargata che nel corso degli anni è diventata la punta di diamante di un intero genere musicale. Il primo disco lo abbiamo pubblicato nel 2007 e, all’inizio, ogni concerto era per noi un piccolo grande evento che ci rendeva orgogliosi e sempre più consapevoli del nostro talento.

Come descrivete la musica che suonate?

Definire il genere che suoniamo è sempre stato un po’ complicato per noi. Molto spesso rimaniamo incuriositi e piacevolmente colpiti dalle etichette che di volta in volta vengono attribuite ai nostri lavori nelle varie recensioni. Post punk, noise, shoegaze… anche se negli ultimi anni abbiamo sviluppato un nostro genere e nostre sonorità, non ci dispiace se gli ascoltatori ci definiscono una band di musica alternativa, figlia del movimento indipendente americano degli anni ‘90.

Un’agenzia di New York vi nota e vi invita nella Grande Mela. Come è successo, chi avete incontrato e che emozioni avete provato?

Internet è stato il veicolo principale che ci ha messo in contatto con il promoter di New York, una ragazza Italo americana molto attenta alla scoperta di nuove tendenze provenienti soprattutto da ambienti internazionali, al di fuori degli Stati Uniti. Si è imbattuta nella nostra pagina web dopo aver letto varie recensioni e questo ci ha catapultato direttamente a New York. Ci abbiamo messo un po’ prima di realizzare che noi, tre ragazzi partiti da Foligno, ci saremmo esibiti con i nostri musicisti preferiti nei club di maggiore tendenza di New York. L’abbiamo vissuta come una sorta di investitura artistica che ancora ci portiamo dentro.

Poi è arrivata la partecipazione al prestigioso festival di musica che si svolge in Texas.

È iniziata nel 2010 e prosegue ancora oggi. Anche quella è stata una bellissima sorpresa ma avevamo già fatto scorta di emozioni perché eravamo di ritorno da altre esperienze a New York e Londra. Per noi ovviamente ha rappresentato un veicolo di promozione molto importante, oltre ad una fonte inesauribile di ispirazione per tutti i lavori successivi.

Con il passare del tempo cresce lo stimolo a migliorarvi, a studiare e ricercare nuove sonorità. Cresce anche la vostra popolarità tra gli amanti della musica underground, indipendente e ricercata, sia in Italia sia in America. Parlateci dei vostri viaggi, dei tour musicali, dell’incontro con il pubblico dei tanti palchi su cui vi siete esibiti.

Ogni tour è un’esperienza unica. Ci entra dentro di tutto, dal divertimento al sonno per i ritmi incalzanti e le ore piccole; dalla conoscenza di nuove persone al consolidamento del rapporto tra i membri del gruppo. Viaggiare, sia che si tratti degli USA, sia che si tratti dell’Italia, ci ha fatto entrare in contatto con tantissime persone, che nel tempo sono diventate amiche. E questo è un valore aggiunto del fare musica. Ma ha fatto crescere molto anche noi come musicisti e come persone. Viaggiare negli Stati Uniti ci ha fatto confrontare con nuove sonorità, nuove band, ci ha fatto emozionare per i nostri successi e quelli di amici musicisti e ci ha fatto riflettere anche su alcuni nostri limiti per superarli. Nelle tante esperienze fatte, anche in Italia, il vedere la gente che canta le tue canzoni mentre suoni dall’altra parte del mondo, incontrare i tuoi idoli, conoscere e condividere il tour con la band inglese di cui possiedi i dischi, condividere palchi con tante band, è una cosa che ti gratifica, tanto che – se ti guardi indietro – ti senti bene. Ne abbiamo tante da raccontare nel dettaglio, troppe per scriverle tutte.

Come avete conciliato il lavoro di tutti i giorni e la vita privata con la musica che è la vostra grande passione e vi porta in giro per il mondo?

Questa è stata una delle cose più complicate da gestire soprattutto quando le distanze da percorrere hanno cominciato a diventare sempre maggiori e sempre più numerosi i weekend da trascorrere fuori casa. Questo ci ha necessariamente spinto a pianificare ogni nostro impegno con largo anticipo, calcolando ogni volta tempi e distanze per far combaciare tutto al meglio.

Cosa rappresenta la musica per voi e come vi ha cambiato?

Anche se le nostre vite hanno continuato a scorrere lungo i loro percorsi umani e professionali, la musica e il suonare musica di un certo livello le ha rese complete e profondamente autentiche rispetto alla nostra personalità. È un’esigenza della quale non potremmo mai fare a meno, è quell’elemento che ci fa essere noi stessi sia come individui sia come membri di un gruppo all’interno del quale ci sentiamo un’unica persona.

MAURA DONATI

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