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Discontinuità nella continuità

Foligno, dopo 24 anni di governo di centrosinistra, conosce finalmente l’alternanza. Ma il 9 giugno non ha vinto il centrodestra, ha perso il centrosinistra; il 9 giugno c’è stata la risposta di una città povera (non solo economicamente ma anche politicamente e culturalmente), sporca, arrabbiata che si è ribellata ad un potere arrogante ed autoreferenziale, che ha fatto del clientelismo la sua forza attrattiva. È stata la rivolta consapevole e democratica dei cittadini, stanchi di essere trattati da sudditi. Il 26 giugno 2019 si è insediata ufficialmente la nuova Amministrazione e per la prima volta, dopo oltre un ventennio, il PD si è trovato all’opposizione ed ha forse, finalmente, compreso la frustrazione che prova una minoranza ignorata (talvolta derisa) dalle forze di governo. 

È stato un Consiglio comunale surreale, quasi imbarazzante: una maggioranza impacciata, in difficoltà con le procedure, probabilmente per inesperienza, ma sicuramente determinata a non lasciare spazi, a non favorire il confronto, il dialogo. Diversa la coalizione politica che governa Foligno, identica la metodologia. Il PD, che per anni ha occupato politicamente anche gli strapuntini, che ha impedito alle opposizioni di avere un rappresentante persino nell’Ente Giostra della Quintana, ha timidamente richiesto che alle opposizioni fosse “lasciato” un ruolo di garanzia: il Presidente del Consiglio, che rappresenta il massimo consesso cittadino, a cui è demandato il compito di indirizzo e controllo dell’esecutivo, “figlio della maggioranza”. Il centrodestra, che per un lustro si è battuto contro la dittatura della maggioranza, non ha neanche replicato alla richiesta, forse non ha neppure ascoltato, sicuramente non ha capito che il vero, reale cambiamento inizia con una radicale modifica del sistema. Ed il pubblico presente ai lavori consiliari, più tifosi che cittadini, ha manifestato “plateale” consenso alle scelte di maggioranza, perché “ora tocca a noi”. Ed ancora il solito ritornello: “… lasciateli lavorare …” Ma certo, occorre aspettare. D’altra parte chi può impedire ad un esecutivo, sorretto da “una maggioranza bulgara” (16 consiglieri di maggioranza – 9 di opposizione), di portare avanti il suo programma? Solo le liti interne: Mismetti docet.

Un anziano signore, che passeggiava tra il pubblico, ascoltando i commenti e guardando verso gli scranni della neo Giunta ha sommessamente mormorato: “So’ cambiati i sonatori, ma la musica è la stessa”.

STEFANIA FILIPPONI

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