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Separare il grano dal loglio

In una via del centro di Foligno una signora deposita il suo secchiello della raccolta differenziata dei rifiuti. Me l’immagino durante la settimana a separare la plastica dalla carta, l’umido dal secco, il grano dal loglio. Si accorge che quei quattro sacchi neri stracolmi di immondizia putrefatta sono ancora lì, da giorni. Indignata chiama a raccolta le forze occulte del male invitandole a fare giustizia di quanto non è riuscita lei fare da sola. Si materializza una congrega di chiassose comari che, invece di sollevare il telefono e chiamare gli addetti, sollevano un vespaio. Una di loro sbircia all’interno dei sacchi, poi respinta dal fetore lo richiude. Un’altra dice: “Mio figlio ieri l’altro ci ha messo pure un cartello per insultare questi incivili” e un’altra: “Manco i gatti ci si avvicinano più dalla puzza”. Finalmente passa un ragazzo che ha l’aria di poter risolvere il problema. Fotografa con il cellulare lo scempio e promette di pubblicarlo su un social che sa lui. Si aggiunge il solito ferroviere in pensione, di quelli che dispiegano ai crocicchi filosofia etica ed altri consigli. Lui sì che la sa lunga. Sa persino che i responsabili sono stati quasi individuati da un satellite spia o da un drone non meglio precisato, ma che la cosa rimanga riservata perché gli l’ha riferita un suo amico che lavora, si fa per dire, in VUS. Del resto costa così poco indignarsi. È più complicato risolverli i problemi.

GIOVANNI PICUTI

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