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I sogni si infrangono nel duodeno

Me lo avevano detto che di sera non conviene fare indigestione di cipolla, anche se a cucinarla è Vissani. È colpa della Festa di Cannara se la scorsa notte ho dormito agitato. Di ritorno dalla straripante sagra ho sognato una Festa del Barocco. S’era nel pieno di un settembre folignate. Palazzi aperti al pubblico anche di notte esponevano tele di Rubens, Rembrandt e Caravaggio. Busti del Bernini messi in mostra in piazza, concerti di Corelli e Vivaldi all’Auditorium, convegni sull’estro armonico e sulla fantasia di quest’epoca bizzarra, a celebrare l’ultimo stile unitario europeo, mica i palii di San Rocco. Conferenze sullo sperimentalismo del linguaggio, sulla retorica, oratori di musica sacra, intrattenimenti popolari ispirati alla meraviglia. Poi, man mano che il sopore si faceva meno profondo, quando il sogno iniziava a trasformarsi in dormiveglia, subentrava di nuovo il carattere razionalistico e metaforico della realtà. Altro che concerti di oboi e chiarine (citofonare Massimo Stefanetti), convegni internazionali sull’architettura e sull’urbanistica barocca. Appena la cipolla ha fatto il suo ingresso nel duodeno ho sognato di giocare a Filomè in piazza, svegliandomi di soprassalto. Maledetto Filomè. Un attimo ancora e avrei potuto confrontarmi con Cartesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

GIOVANNI PICUTI

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