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Pane e companatico

Maccaroni Vermicelli Tagliolini – Paste alimentari a Foligno tra Seicento e Novecento” è il titolo del libro pubblicato per i tipi de “Il Formichiere” da Fabio Bettoni e Bruno Marinelli. Un trattatello di cui Foligno sentiva il bisogno. Potrà sembrare poca cosa, ma a me è sembrato un doveroso (e prezioso) tributo alla nostra città; uno studio che getta luce sulle tecnologie e sulle tecniche produttive la cui evoluzione ha portato dalla bottega artigiana al sorgere del Pastificio Fratelli Pambuffetti. “Duecentonovanta anni di storia filtrati dai profili biografici di una quarantina di pastai, delineati nei contesti familiari loro, e relativi contorni sociali”. È il risultato di un pregevole impegno archivistico, che tratta di frumento come chiave dei mercati, del grano di Foligno, detto di Manfredonia, di carte notarili, di locande e pastifici e invita ad una indagine, ancora tutta da compiersi, sulla premiata Fabbrica Pambuffetti all’interno della quale nel 1938 lavoravano oltre duecento operai, senza contare i tecnici e gli impiegati. I più giovani vi scopriranno che l’edificio che conteneva uno dei fiori all’occhiello della nostra città (dove oggi sorgono, avvilenti, “Le Scale”), fu distrutto dagli eventi bellici del 15 gennaio 1944, per essere immediatamente ricostruito e dismesso solo nel 1982, dopo aver tenuto alto – a livello nazionale – il profilo della pastificazione folignate. Bravi i nostri storici Bettoni e Marinelli. Ho chiamato al telefono il primo per complimentarmi con lui e per dirgli che i tempi sono maturi per una pubblicazione che restituisca alla città la memoria della sua centralità perduta anche nei comparti del settore agroalimentare, ceraicolo e granicolo. Fabio mi ha risposto che “ni”, perché nei prossimi mesi dovrà dedicarsi (anima, corpo e core) alla stesura di un’opera più urgente, di notevole caratura, di cui non so fornire indicazione. Che si tratti di qualcosa riguardante la storia politica della città, che abbia a che fare con la fervente, e mai dismessa, fede ideologica del Nostro? Se dovesse capitarvi di parlarci cercate di persuaderlo del fatto che non c’è nulla di più democratico del pane e del companatico, che, parafrasando Antonio Cannavacciuolo, mettono d’accordo tutti.

GIOVANNI PICUTI

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