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La Chiesa umbra “non faccia gruppo ma squadra”

Foligno al centro del mondo ecclesiale umbro con l’Assemblea di venerdì e sabato scorsi. Il sociologo Diotallevi fotografa una situazione politica e sociale umbra dal respiro troppo corto, stretto, basso e poco profondo invitando la Chiesa locale a “fare squadra”.

Foligno per due giorni è stata “lu centru de lu munnu” ecclesiastico della nostra regione Umbra. Venerdì 18 e sabato 19 oltre 400 delegati delle otto diocesi umbre con i loro vescovi e numerosi invitati hanno fatto quadrato al Cubo di Fuksas per discernere i segni dei tempi. Non si può parlare, e non si deve parlare di un evento, ma di una tappa fondamentale di un processo avviato nel 2013 da Papa Francesco con l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Al convegno nazionale di Firenze del 10 novembre 2015 concludeva il suo discorso alla Chiesa Italiana con questo appello: “Permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni Regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, soprattutto sulle tre quattro priorità che avete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti”. 

Oltre due anni fa i vescovi umbri hanno raccolto il testimone e hanno esortato le nostre comunità diocesane, parrocchiali, associazioni e movimenti a presentare un quadro sincero e schietto sulla situazione reale della nostra pastorale confrontandosi con le indicazioni espresse da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium. Tutti i contributi sono stati sintetizzati perché formassero la base su cui riflettere e permettere di elaborare le relazioni introduttive dell’Assemblea ecclesiastica regionale celebrata in questi giorni a S. Paolo.

Netto, lapidario, profondo e senza sconti l’intervento del sociologo professor Luca Diotallevi. All’analisi delle sette sintesi a lui consegnate, che presentano un quadro sicuramente poco edificante, ha seguito lo spettro di un cristianesimo e di una situazione politica e sociale umbra dal respiro troppo corto, stretto, basso e poco profondo. Lo sguardo del Vescovo di Novara, monsignor Brambilla, si è volto al passato per impostare il futuro. Partendo dalla prima lettera di S. Pietro (2, 1-3) ha mostrato 5 tipiche piaghe delle comunità, indicando anche altrettanto 5 cure per riformare la nostra pastorale. Potremmo sintetizzare il suo intervento con una delle tante frasi ad effetto con cui ha provocato l’assemblea: “Non dobbiamo fare gruppo, ma fare squadra!”.

Questo appello è stato sicuramente raccolto dalle 28 “squadre” che sabato mattina hanno riflettuto sui sette tavoli di lavoro proposti dalla segreteria. Sette parrocchie della nostra Diocesi (S. Paolo, SS. Nome di Gesù, S. Angela, S. Giovanni Profiamma, S. Cuore, S. Eraclio, Maria SS. Immacolata) hanno ospitato i delegati e gli invitati da tutta l’Umbria per il confronto e la proposta di nuove vie di pastorale. Sicuramente questo è stato il momento più forte e fecondo di tutta l’assemblea.

Nella mattinata del sabato si è potuto toccare con mano la bellezza e la potenza dello stile sinodale tipico dell’essere Chiesa, e vivamente raccomandato dal Papa. Sarà proprio su questi contributi e su questo materiale che i vescovi dell’Umbria continueranno il processo di rinnovamento auspicato dalla Evangelii Gaudium. Allo sguardo dei tanti delegati nel pomeriggio del sabato si è aggiunto quello più esterno e distaccato di alcuni figli o ospiti illustri della nostra regione. Ernesto Galli della Loggia, Maria Gabriella Mecucci, Paolo Raffaelli moderati e stuzzicati dal direttore di Avvenire, nonché assisano, Marco Tarquinio hanno offerto all’assemblea delle analisi, critiche e prospettive che paradossalmente e provvidenzialmente hanno completato i punti deboli della prima sessione di lavori. Infatti se le relazioni del venerdì indicavano un fragile e flebile protagonismo dei cristiani in politica e nella vita, il dibattito del sabato ha reclamato un fervente appello di ripresa di campo e di posizione. Non solo come testimonianza concreta del ruolo essenziale della Chiesa per il bene di tutti, ma soprattutto come tema attualissimo, è stato fatto riferimento alle tristi vicende dei vari terremoti che negli ultimi 20 anni hanno flagellato l’Umbria. La fede non ha solo fondato il preziosissimo passato, ma soprattutto dovrà segnare il futuro della nostra regione: la critica è all’insignificanza o alla inconsistenza del presente.

Il presidente della CEU, mons. Boccardo ha tracciato un primo sguardo sommario di questa tappa del processo ecclesiastico in corso, lasciando a tutti i delegati quattro piste da seguire: ascoltare, appartenere, formare, andare. Il cammino continua certi che da “lu centru de lu munnu” si torna in regione con una intensa esperienza di fede nel cuore e negli occhi.

PS. Dispiace che il sindaco di Foligno non abbia potuto vedere con quanto orgoglio e cura i folignati hanno accolto i fratelli dell’Umbria e fatto gli onori di casa. Prima e durante l’assemblea sarebbe stato bello l’aiuto e il saluto di chi ci rappresenta. È un segno dei tempi?

DON GIOVANNI ZAMPA

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