Pista parcheggiabile

Prima di fare nuove piste… (Sfogo di un ciclista feriale)

Pista parcheggiabile
Io vado in bicicletta. Non per fare lunghi giri il sabato o la domenica. Dico di non averne il tempo, ma so che è una scusa, in realtà scanso la fatica almeno nei giorni di riposo. Non uso la bicicletta come succedaneo alla lettura di un bel libro o a una scampagnata sui Sibillini. Inforco il manubrio al posto di impugnare un volante, adotto i pedali per trasferimenti di necessità: da quella domestica a quella lavorativa. E viceversa. Potrei dire di farlo per senso civico, per amore dell’ambiente, per convinzione etica. Sarei credibile. In realtà mi spinge una ragione biecamente egoistica: sfrutto il tempo morto dello spostamento a beneficio di un fisico, che, col passare degli anni, perde tono e reattività. Spero che il sangue, circolando per una mezz’ora al giorno un po’ più velocemente, si porti via qualche molecola di colesterolo dalle arterie. In genere è piacevole, a volte c’è un conto da pagare, anche salato: una bici rubata, qualche escoriazione, un giro in Pronto Soccorso… Il ciclista per necessità di trasferimento, come sono io, non è come quello ludico-sportivo, che ingombra la carreggiata davanti all’Alunno al mattino nei giorni di festa. Non si veste con pantaloni attillati e maglie sgargianti, non cerca salite, emozioni, panorami, sfide, compagni di avventura. Si muove come l’acqua: da un punto a un altro per la via più breve, o, almeno, più comoda. Il ciclista per necessità, posso assicurarlo, non va a impantanarsi lungo la riva del fiume solo per seguire il cartello della pista ciclabile e non si infila tra i platani e le recinzioni delle villette, in spazi così stretti da strisciare i gomiti, rischiando di rimanere incastrato tra un paraurti e un viburno. Non sceglie la pista dissestata, se c’è una strada liscia, non imbocca corsie riservate, se sa che non portano da nessuna parte. Mi hanno detto che verrà costruita una nuova pista per le biciclette lungo viale XVI Giugno, tra Ponte Nuovo e San Magno. Ci sono già i soldi, è tutto deciso. Dovrei esserne lieto, ma, confesso, non mi riesce. Dove verrà fatta questa volta? Direttamente nell’alveo del Topino? E che cosa mi toccherà fare, una volta arrivato all’antico ponte, guadare il fiume? Strisciare sotto al filo spinato? Lanciarmi con una corda da una sponda all’altra? A quale altra gimcana mi costringerà questo ennesimo spezzone di circolazione alternativa? Dovrei eccitarmi, applaudire, essere grato. Invece mi vengono solo pensieri malevoli. Mi viene da pensare che lo scopo di certe opere non sia quello di far circolare le biciclette, ma di incanalarle in percorsi improbabili, affinché non intralcino la circolazione degli altri veicoli. Perché altrimenti non si spiega come una pista appena costruita sia stata realizzata tra le corsie dell’autobus e il parcheggio delle giostre, divenendo per metà del tempo panchina e struscio per gli studenti e per l’altra metà parcheggio per moto e motorini, per finire poi dove? Davanti ai musi delle auto parcheggiate! Non si spiega nemmeno perché non si faccia nulla per ricucire quei brandelli di corsie riservate realizzati qua e là, anche quando basterebbe solo tracciare due righe a terra. Ora arriverà il Giro d’Italia e c’è un piano straordinario per asfaltare le strade. Le strade delle auto, appunto. Chissà se rimarrà qualche palata di catrame per la pista da trekking di via Arcamone, o per quella a ostacoli di viale Firenze, chissà se, prima di fare nuove piste, a qualcuno verrà in mente di fare qualcosa per consentirci di utilizzare quelle che già ci sono…

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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