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Guardino ad Assisi i marciatori della pace

Marciare stanca. Non dovrebbe succedere quando si marcia per la pace. E “pace” dovrebbe esserci almeno tra i “pacifisti”. Ma il tema della pace si è oggi così drammaticamente ingarbugliato che non è stato facile – nemmeno per il pacifismo umbro – mantenere un percorso condiviso di contenuti e di modalità organizzative a favore della pace. La Marcia della pace Perugia-Assisi, comunque, si farà il 19 ottobre. A organizzarla è il Comitato promotore di Flavio Lotti, che non ha avuto però l’adesione e il riconoscimento del Coordinamento Nazionale della Rete della Pace, costituitosi lo scorso anno con una cinquantina di soggetti in contrasto con la Tavola della pace di Lotti. E se Lotti ha dato l’annuncio della Marcia in un trafiletto sulla pagina “lettere&opinioni” del Giornale dell’Umbria del 3 ottobre, la Rete della Pace ha ribadito per tempo che la Perugia-Assisi è un patrimonio collettivo, che non può essere proprietà di una persona o di un comitato promotore auto-nominatosi tale e che la Marcia per la pace rappresenta un momento di incontro e di espressione plurale e di condivisione irrinunciabile per il movimento pacifista italiano rappresentato nelle sue diverse culture e forme associative. Esauritasi l’esperienza della Tavola della Pace, per l’impossibilità di rinnovarne lo spirito originario e per l’assenza al suo interno di regole democratiche, la nascita della Rete della Pace sarebbe stata insomma una scelta sofferta ma obbligata per ricomporre uno spazio comune di confronto e di iniziativa tra l’insieme delle organizzazioni della società civile e rilanciare l’impegno per la pace, per i diritti, per il disarmo, per la cultura della difesa civile e nonviolenta nella nostra società. La Rete della Pace, tuttavia, pur confermando insieme a molti protagonisti del pacifismo italiano la non adesione al Comitato promotore di Flavio Lotti, parteciperà alla Marcia della Pace con una piattaforma che rivendica le proprie differenze ma senza lacerazioni e polemiche. Tutto questo – diciamolo sottovoce – non è proprio esaltante per una storia che dal 1978, o dal 1961, vorrebbe essere fiore all’occhiello della vocazione profonda della nostra regione. Neppure la Regione Umbria con i frati del Sacro Convento di Assisi e il Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace è riuscita a comporre i dissidi, umani troppo umani. Ma l’ideale e l’obiettivo della pace meritano molto di più. E per questo invitiamo a partecipare. Soprattutto oggi, quando le marce a senso unico non sono più possibili e le strategie di intervento sui troppi scenari di guerra e di violenze inaudite hanno più bisogno di pacificatori all’opera che di pacifisti al microfono. Soprattutto oggi, quando, di fronte alle voci dei capi religiosi che invitano a capire più in profondità quanto sta avvenendo – in primis quella di Papa Francesco -, la “globalizzazione dell’indifferenza” rischia di paralizzare un occidente confuso e pigro e che non disdegna la guerra purché resti lontana. Ma ad Assisi nel 1986 Giovanni Paolo II propose un antidoto alla guerra che i marciatori del 19 ottobre scorgeranno a lungo davanti ai loro passi.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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