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Nuovo Piano Regionale dei Trasporti Senza ferro l’Umbria rischia l’anemia

Il 4 gennaio 1866 il primo treno collegava Foligno a Roma, in aprile la ferrovia voluta da Pio IX per costituire la spina dorsale dello Stato Pontificio e denominata Pio Centrale raggiungeva il porto di Ancona, mentre nel mese di dicembre il tratto Foligno-Terontola collegava direttamente Firenze e Roma. A 150 anni dall’arrivo del treno a Foligno, l’infrastruttura non è molto diversa da quella progettata dagli ingegneri pontifici: la situazione geomorfologica del nostro territorio è difficile e l’urbanizzazione diffusa, con piccoli centri situati in collina, penalizza ulteriormente i trasporti, soprattutto su ferro. Il nostro territorio, che costituisce un bacino scarso rispetto ai grandi volumi di traffico dell’Alta Velocità, ha evidenti problemi di accesso ai treni veloci che servono Roma e Firenze e la stessa situazione della mobilità interna gestita da FS e FCU appare arretrata, con linee lente e congestionate, che non hanno beneficiato degli stessi finanziamenti destinati al trasporto su gomma. In questi giorni gli echi sulla stampa del nuovo Piano Regionale dei Trasporti suscitano motivi di preoccupazione che la Gazzetta intende rilanciare al Comune, alla Regione, alle Ferrovie dello Stato, alle associazioni, ai sindacati e ai cittadini. Sembra che i grandi temi siano rappresentati dal nuovo collegamento FrecciaLink che collega su gomma Perugia al nodo AV di Firenze, dall’ipotesi di raddoppio della linea Orte-Falconara con una variante via Sant’Egidio-Gubbio e dal progetto della stazione AV Medioetruria, a sud di Arezzo. Sul FrecciaLink, ci si chiede se questa soluzione sia temporanea – in attesa di più veloci collegamenti ferroviari tra l’Umbria e Firenze – o definitiva, il che lascerebbe presagire un nuovo Piano Industriale di FS con meno investimenti in potenziamento infrastrutturale e tecnologie su quelle tratte ferroviarie che consentirebbero un miglior posizionamento della nostra regione nel sistema AV. Quanto alla variante di tracciato per avvicinare a Perugia la direttrice Roma-Ancona, ci si domanda se non sia più conveniente potenziare l’attuale infrastruttura – che segue il tracciato più breve e necessita del completamento sotto forma di raddoppi mirati e di utilizzo di tecnologie di fluidificazione dei traffici – piuttosto che realizzarne una nuova con un tracciato più lungo. Infine, quanto alla stazione AV Medioetruria, resta da capire quali siano le infrastrutture previste per raggiungerla e quanti treni la serviranno: esiste il rischio che molti umbri possano preferire l’accesso all’Alta Velocità direttamente da Firenze o da Roma, rendendola un’opera inutile. Inoltre, appare poco presente l’argomento dell’integrazione dei trasporti tra Umbria, Toscana e Marche, di cui stanno discutendo i tre Presidenti. Ci domandiamo quale disegno si stia delineando per il futuro dei trasporti, in particolare quelli ferroviari, nella nostra Regione.

FABIO MASSIMO MATTONI

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