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Il mio compromesso felice: il cancro La sfida di Leonardo Cenci

Domenica 2 ottobre abbiamo incontrato Leonardo Cenci, un atleta molto particolare, al termine della Mezza Maratona di Foligno.

Come è andata la corsa? Stai bene?

È andata bene i primi 18 km, poi ho avuto un risentimento al piede a causa di una mia dimenticanza: non ho sistemato le unghie e per questo ho faticato. Poi visto che mi hanno coinvolto con i palloncini segnatempo, ho stretto i denti e sono andato fino al traguardo.

La corsa giornaliera è per molti una medicina naturale: qual è la tua esperienza?

Grazie alla corsa sono riuscito a gestire con meno difficoltà il mio cancro, da ex maratoneta ero abituato agli allenamenti estenuanti, al sacrificio, alla sofferenza, alla lotta, alla sfida e quindi mi è aumentata tantissimo la resilienza e per un malato di cancro ciò è importantissimo. È come se avessi una corazza in più rispetto ad una persona smarrita, presa dallo sconforto e dalla paura, dalla paura di morire. Io non ho mai avuto questi sentimenti.

Cosa ti ha insegnato il cancro di cui parliok-articolo-cenci-leonardo molto naturalmente senza alcuna inibizione?

Il cancro mi ha insegnato a vedere la vita con un’altra prospettiva, oggi ci siamo e domani non si sa, e quindi a vivere con tanta emozione, con la pienezza dell’amore, contornandomi di sentimenti positivi e ad essere grato per tutto ciò che ho.

È per questo che in molti ti seguono in internet, in televisione, perché hai tanta popolarità?

Si, perché in questo particolare momento storico da un punto di vista economico, di frenesia mediatica dove tutti devono rincorrere qualcosa come soldi, successo, potere che rendono una persona arida perché non ti danno la felicità, a me il cancro ha fatto vedere una vita differente, alzo lo sguardo senza pensare al futuro che dobbiamo costruire.

Quindi il vero male non è la malattia ma il non riuscire a raggiungere questa felicità?

Il cancro va comunicato e va detto che è una dura messa alla prova ma non si è “fottuti”. Abbiamo delle chances da giocarci. Con il cancro tutto è più difficile ma occorre trovare il giusto compromesso ed accettarlo; è difficile abituarsi al cambiamento, invece per me è stata la prima cosa che ho fatto.

Mi piacerebbe conoscere il tuo rapporto con Dio.

Io ho fatto un percorso scoutistico dai lupetti, al reparto, fino al clan per 12 anni. Lo scoutismo mi ha insegnato i veri valori della vita che sono solidarietà, essenzialità, rispetto, quindi sono vissuto vicino all’esperienza cristiana. Il mio Santo protettore è San Francesco, io mi rivolgo a lui ormai da trent’anni. Il cancro ha fortificato la mia fede, prima recitavo la preghiera quando andavo a dormire ora mi capita di pregare 5-6 volte al giorno. Mi prendo dei momenti durante la giornata anche quando guido, ho un’abitudine alla preghiera.

Studi recenti affermano che le persone spiritualmente forti affrontano meglio la malattia. Qual è la tua esperienza?

Lo confermo, perché quando sei sereno sia dentro sia fuori, e questa cosa è fortificata dalla fede, non hai più paura di niente. Io non ho paura della morte e di quello che mi potrebbe accadere perché so che qui non ci sarei dovuto essere dato che i medici mi avevano dato 6 mesi di vita il 9 agosto di 4 anni fa. Ogni anno faccio due compleanni con i miei genitori. Non chiamo bestia il mio cancro ma ospite, perché è chiaro che non l’ho invitato io ma lui si è insediato in me e dobbiamo riuscire a trovare un compromesso, e io cerco un compromesso felice.

Cosa vorresti dire ai giovani su questa tua felicità?

Mi sento di dire ai ragazzi di riuscire a rendere felice un’altra persona. È ciò che sto provando a fare ogni giorno.

La prossima sfida?

Mi sto preparando alla Maratona di New York, sono il primo italiano malato di cancro e il secondo nel mondo che vi parteciperà.

Noi tiferemo e pregheremo per te. Grazie per quello che oggi ci stai insegnando con la tua vita.

PAOLA POMPEI

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