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L’unicità dell’essere umano. Straordinario incontro con mons. Vincenzo Paglia

Il mondo moderno sembra aver dimenticato qualcosa di molto importante: la dignità della vita delle persone è data dall’unicità e dall’irripetibilità del singolo individuo, non dallo standard qualitativo della sua esistenza”. Ruota intorno al suddetto pensiero l’intera riflessione dell’Arcivescovo Vincenzo Paglia, il quale ha presentato il suo libro “Sorella morte – la dignità del vivere e del morire” in un’intervista guidata da Lucio Tiberi lo scorso 7 aprile presso la Sala Rossa di Palazzo Trinci. Il prPAGLIA1imo intervento di Mons. Paglia è diretto verso un tema molto attuale come le stragi di innocenti e bambini che si susseguono nel panorama internazionale: a suo avviso nella nostra epoca regna incontrastata un’idolatria dell’indifferenza che ci rende immuni a qualsivoglia catastrofe. Per questo motivo Mons. Paglia auspica l’accendersi di una rivolta spirituale capace di fare dello sdegno uno strumento base per porre fine all’indifferenza verso l’altro, fattore centrale nella lotta contro ogni violenza. Avvicinandosi a tematiche più inerenti al libro, Mons. Paglia incanta gli astanti illustrando le fondamenta su cui si regge il suo lavoro. Oltre all’eccezionalità del singolo, di estrema rilevanza è la cultura dell’accompagnamento: espressione laicizzata di ciò che nella Bibbia viene definito amore fraterno. È solamente attraverso l’applicazione di questo tipo di cultura che si possono ottenere risultati umanamente gratificanti, quindi vale anche e soprattutto per ciò che riguarda le decisioni sul fine vita. “Per queste situazioni la legge dovrebbe dare l’aiuto più caloroso possibile, senza deresponsabilizzare le parti e dando peso alla scelta del singolo”, espone così la sua idea Mons. Paglia. D’altra parte c’è da considerare l’ipotesi del ripensamento, dove è basilare il ruolo delle persone accanto al malato che decifrano e contestualizzano la sua volontà per quanto possibile. Ma come poter parlare di amore fraterno nella società più individualista e indipendente di sempre? Anche in questo caso l’opinione di Paglia è estremamente schietta: libertà e autodeterminazione sono illusioni diaboliche, tutti sono interdipendenti e bisognosi dell’altro. Il problema risiede nel fatto che l’odierna società è chiusa: Paglia la descrive come un palazzo dove ad ogni piano vive una generazione diversa avviluppata in se stessa. Ciò che manca sono scale e ascensori per poter comunicare e trasmettere nuova linfa fra le generazioni. Nel concreto l’Arcivescovo ritiene vitali incontri e dibPAGLIAattiti come quello a cui ha partecipato, organizzato dalla Gazzetta, poiché sono gli unici canali dove si discute di argomenti non all’ordine del giorno, come il fine di vita, permettendo di formare e informare la collettività su materie del genere. La conferenza si è chiusa con l’intervento del Vescovo Sigismondi il quale ha estrapolato tre differenti necessità dalle parole di Mons. Paglia: costruire ponti e non muri, accompagnare, evitare che la figura del medico si riduca a quella di notaio decisore riguardo la vita del malato.

GIACOMO TONI

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