notredamedeparis - Copia evi

E’ sempre “il tempo delle cattedrali”

A quattordici anni dal debutto al GranTeatro di Roma, e a quattro dall’ultima tappa umbra, è tornato a Perugia per ben quattro rappresentazioni “Notre Dame de Paris”, lo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo e musicato da Riccardo Cocciante. L’ormai ribattezzato “musical dei record” (non per nulla è stato visto da quasi tre milioni di persone) è stato accolto con grandissimo entusiasmo dal pubblico umbro (ma al debutto al PalaEvangelisti c’erano spettatori accorsi anche da fuori regione) perché, a vestire i panni di Esmeralda, Quasimodo, Frollo e Febo c’erano nuovamente Lola Ponce, Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci e Graziano Galatone, gli storici interpreti dell’opera moderna in due atti scritta da Luc Plamondon. Un boato ed uno scroscio di applausi hanno infatti inondato l’impianto sportivo proprio all’annuncinotredamedeparis - Copiao del cast (qualche malumore si è elevato per l’assenza dello storico Gringoire Matteo Setti, che proprio in concomitanza dell’unica tappa umbra di “Notre Dame de Paris” ha deciso di preparare e presentare a Venezia il suo nuovo lavoro, “Dorian Gray”) ma alle prime note è calato un emozionante e rispettoso silenzio, carico di attesa, tensione e commozione. Ritrovare l’affiatatissimo cast originale ha infatti significato, per la maggior parte, fare un tuffo nel proprio passato. Come ne “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, riassaporare nuovamente quella madeleine che ci fa tornare indietro a momenti passati e determinate sensazioni. C’è chi, con “Notre Dame de Paris”, ha avuto la sua prima volta da bambino, chi da adolescente e chi da genitore, ed ora, quattordici anni dopo, si ritrova a vivere le stesse forti emozioni da giovani, genitori e addirittura nonni, portando ed iniziando una nuova “generazione Notre Dame” che, inevitabilmente, rimarrà per sempre colpita dal più grande successo di sempre nella storia dello spettacolo in Italia.

Notre Dame de Paris” continua infatti ad entusiasmare il pubblico in ogni parte d’Italia perché è uno spettacolo onesto, umano ed universale, ma al contempo di altissimo livello, tra l’eccellente versione italiana di Pasquale Panella (più incisiva di quella francese), il colossale allestimento, l’empatia ed il rispetto che si sono creati tra il cast, il corpo di ballo e la crew e ultime ma non ultime le indimenticabili musiche del cantautore Riccardo Cocciante. È ancora “il tempo delle cattedrali”… 

ELISA PANETTO

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