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“Non andiamo al Reina, non ho con me le scarpe con il tacco”. Istanbul, attentato del 31 dicembre: il racconto di due giovani folignati

Un’esperienza traumatica, quella vissuta da una coppia di giovani folignati, Nicola Picchiarelli e la sua fidanzata Maria Teresa Mercuri nella notte del 31 dicembre. I due fidanzati avevano programmato un Capodanno alternativo nella città turca di Istanbul e per uno strano caso del destino non sono entrati in quella sciagurata discoteca, il Reina, dove hanno perso la vita 39 persone.

Tutti gli anni festeggiamo Capodanno all’estero”, ci racconta Nicola. “Era da molto tempo che desideravamo visitare Istanbul e quest’anno si era presentata l’occasione di organizzare un viaggio. Siamo arrivati il 30 dicembre e abbiamo visitato la città, la Moschea Blu ok - NON ANDIAMO AL REINAe il Gran Bazar. Il 31 mattina ci ha chiamato un nostro amico che è stato varie volte ad Istanbul per motivi di lavoro e ci ha consigliato di festeggiare Capodanno al Reina, una discoteca in centro. Incuriositi dalla proposta, abbiamo sbirciato il sito internet per vedere come era organizzata la serata. Cenone e discoteca al prezzo di 130 euro. Non abbiamo prenotato per uno strano caso del destino: la mia fidanzata non aveva in valigia le scarpe con il tacco e per questo preferiva cenare in un locale che richiedeva un abbigliamento meno elegante e poi magari andare dopo cena al Reina. Arrivati in centro, siamo stati perquisiti dalle forze dell’ordine. Sembrava di essere super protetti: carri armati schierati in ogni angolo della città. Abbiamo cenato in un ristorante di pesce. Fortunatamente il proprietario del ristorante ci ha sconsigliato di andare al Reina in quanto a suo parere ci sarebbe stata troppa gente e non ci saremmo divertiti. Per questo ci ha suggerito di andare in un altro locale più tranquillo, sempre in quella zona, a circa 100 metri dalla stessa discoteca e abbiamo seguito il suo suggerimento. Alle 1.30, usciti dal locale, abbiamo percorso a piedi la via della discoteca per tornare in hotel. Non ci siamo accorti di nulla. L’attentato era avvenuto pochi minuti prima. Alle 2.00, rientrati in albergo, siamo stati tempestati di chiamate e siamo venuti a conoscenza dell’accaduto. Presi di soprassalto dalla notizia siamo entrati nel panico. Dopo circa due ore dall’accaduto, la Farnesina ci ha inviato un messaggio per accertarsi della nostra incolumità. Il giorno dopo abbiamo preso il primo volo disponibile e siamo subito rientrati in Italia. Possiamo dire di essere salvi per un paio di scarpe!”.

CELESTE BONUCCI

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