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Da Foligno a Horsens, uno studente in Danimarca

La Danimarca, terra natia dei vichinghi, è conosciuta per essere uno dei paesi più felici del mondo e sembra che molte ragioni provengano proprio dal mondo degli studenti. Oggi racconta la sua esperienza Luca, un ragazzo di 21 anni nato e cresciuto a Foligno che si è trasferito in Nord Europa per studiare ingegneria meccanica. È iniziato tutto durante un freddo giorno di gennaio in cui navigavo su internet senza una meta in particolare. Mi sono imbattuto per caso in un articolo che parlava di università in Danimarca. Interessato dalla notizia ho iniziato a leggere ed approfondire l’argomento con altri articoli sul web e su studyindenmark.dk. Ho scoperto che per i cittadini europei i corsi universitari sono gratis e la maggiorparte anche in lingua inglese. Ho letto anche riguardo la situazione lavorativa del paese, e secondo tradingeconomics.com il tasso di disoccupazione non supera il 4.1% (dati di Gennaio 2018), inoltre la Danimarca è nella top 10 della classifica mondiale di stipendi medi più alti.  Il fatto che mi ha convinto di più però è stata la possibilità di richiedere dei sussidi per studenti e dopo aver letto tutto ciò mi è balenata in mente l’idea di trasfermirmi per studiare lì. Non avevo nemmeno finito l’ultimo anno di liceo che stavo già compilando la domanda di iscrizione al Via University College di Horsens per la facoltà di ingegneria meccanica (da fare su Optagelse).  Nonostante non fossero previsti test di ammissione, c’erano comunque dei requisiti da soddisfare per poter entrare. Il primo ovviamente è un diploma di maturità, serve poi anche un certificato di lingua inglese riconosciuto dall’ateneo. In genere si accettano Toefl iBT, IELTS, TOEIC o anche Cambridge CAE, ma ogni facoltà richiede un livello diverso, perciò è sempre meglio controllare i dettagli sul sito dell’università. Ho scelto una cittadina come Horsens proprio perché è tranquilla e piccola. C’è sempre poco traffico ed è la località perfetta per uno studente. Tra i lati negativi però c’è la carenza di locali di svago per il week-end.  Non sapendo se mi avrebbero preso o no, ho iniziato comunque a cercare un alloggio, e la soluzione migliore si è rivelata il residence per studenti situato proprio nel campus. Non era certo la soluzione più economica, ma avevo casa a 20 metri dalla porta dell’università, il che era comodo. Non appena ho finito gli esami di maturità, ho fatto avere il certificato di diploma all’ateneo, che una settimana dopo mi ha mandato la lettera di accettazione.  Mi sono trasferito i primi di agosto, e alla fine del mese sono iniziate le lezioni. Ho notato subito la differenza tra il metodo d’insegnamento locale e quello Italiano a cui ero abituato. Qui importa molto l’aspetto pratico dell’apprendimento, si fanno molti esercizi, esperimenti in laboratorio e progetti. Il tutto serve a preparare l’alunno al 100% al mondo del lavoro. Il rapporto con i professori è informale e quasi amichevole, inoltre sono sempre disponibili ad aiutare gli studenti con problematiche riguardanti i progetti.  I primi mesi non avevo molte preoccupazioni, le lezioni erano interessanti, gli orari poco stressanti, pensavo però alla mia situazione economica. I miei genitori mi pagavano l’affitto ed io le altre spese quotidiane con alcuni soldi messi da parte precedentemente, ma non avevo intenzione di pesare sulle loro spalle, perciò non appena ho ricevuto il permesso di residenza ho iniziato a distribuire curriculum in centro.  Ho trovato un ristorante italiano a cui serviva un lavapiatti e sono stato assunto. Nei mesi successivi ho lavorato anche come aiuto cuoco ed apprendista pizzaiolo, lo stipendio non era dei migliori, ma era comunque qualcosa di cui andavo fiero. A gennaio mi è stato offerto un posto in un’azienda danese che lavora con il marketing a livello internazionale, gli serviva personale di madrelingua italiana, così ho fatto un colloquio e sono stato preso. Il nuovo impiego è stato un grande balzo in avanti perché grazie al contratto lavoravo abbastanza ore da poter richiedere l’SU (“SU” è un acronimo danese che sta per “Styrelsen for Institutioner og Uddannelsesstøtte”, in inglese “State Educational Grant and Loan Scheme”, ovvero “Sussidi e Prestiti Statali”. Si tratta di un sussidio dedicato agli studenti. Per i cittadini danesi basta vivere separati dai genitori per riceverlo, per i cittadini europei invece occorre lavorare almeno 12 ore a settimana per poterlo richiedere ed essere ovviamente studenti universitari). La domanda è stata accettata un mese dopo a febbraio. A quel punto avevo raggiunto la maggior parte dei miei obbiettivi: le lezioni procedevano bene, ero in linea con il programma, riuscivo ad avere un po’ di tempo libero per uscire il venerdì sera ed avevo finalmente una stabilità economica. Con l’SU e lo stipendio sono riuscito a pagare tutte le spese quotidiane e anche a risparmiare parte della somma a fine mese. Attualmente frequento il secondo anno e non ho mai avuto rimpianti per la scelta che ho fatto, anche se devo ammettere che ci sono delle cose che mi mancano moltissimo che la Danimarca non può darmi. Nonostante abbia stretto delle nuove amicizie, ho nostalgia degli affetti, soprattutto della famiglia e dei compagni con cui sono cresciuto a Foligno. Mi manca la città, così come le partitelle di pallone in piazzetta e i giri in mountainbike lungo i boschi dei monti umbri. Alla fine la scelta di studiare qui si è rivelata vincente, ora riesco a vedere un futuro che prima non vedevo. Fare un’esperienza all’estero, che sia di studio o lavorativa, è benefica per tutti. Apre la mente a nuove prospettive, culture e modi di pensare.

LUCA MILANI

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