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Il Sacro ritrovato

La città ha preso le distanze dal Sacro. Perfino i muri esterni dei luoghi di culto sono presi d’assalto dall’incontinenza urbana, esposta agli atti più ripugnanti dell’umana natura. Le edicole votive sono abbandonate a se stesse, erose dal tempo, abbinate agli scarabocchi dei writers e alle insegne stradali. Sono sommerse dalle scatole delle centraline elettriche, telefoniche, avvicinate ai corrugati, ai secchi della spazzatura, alle sozzure di ogni tipo. Una volta la religione influenzava ogni aspetto della vita, coincideva con la liturgia degli atti quotidiani, attingeva dalle forme contingenti ripetute a memoria. Il Divino si rifletteva nei modi, negli atteggiamenti, nei gesti e nella cura che mettevamo nel vivere i nostri giorni. Oggi le indecenze degli spazi urbani inducono i folignati a cercare la bellezza altrove. Ma dove? Nelle leccete intatte di Sassovivo, per esempio, nel silenzio dell’Abbazia dove a breve sarà collocata la grande tela di Luigi Frappi che non sfigurerà con il vicino chiostro romanico, con la Loggia del Paradiso, con la cripta del Beato Alano, con la quieta Passeggiata dell’Abate, che si sbroglia tra gli elci e i pini d’Aleppo. La tela (commissionata a Frappi dai “Piccoli Fratelli” della Comunità Jesus Caritas”, dal 1979 affidataria dell’abbazia, per conto della Diocesi) ammonisce sulla necessità del Sacro e invita alla riflessione. Ritrae una veduta ardua da abbracciare con un unico sguardo. Vi risaltano spiriti angelici, celesti, ignei, terreni, saturnini, meridiani, sotterranei, vegetali e acquatici zampillati dalla potenza dell’immaginario del pittore, che ha deciso di apparecchiarsi in anticipo un posto di riguardo accanto al Creatore, restituendo ai folignati la vera immagine del Sacro, offrendo loro quello che non sapevano di volere.

GIOVANNI PICUTI

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