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I mancatori di parola

L’avara luce solstiziale cede il passo alla rinascita. La durata del giorno s’è già allungata. L’avverto varcando il ponte di Porta Firenze dove, manco a dirlo, le lampadine natalizie – inopinatamente accese – fanno concorrenza alla sfera del sole. Gennaio è un mese indecifrabile dai contenuti simbolici, l’inizio e la fine di ogni cosa. Che ci porterà il nuovo anno? Una nuova amministrazione, sebbene tra gli schieramenti domini la totale confusione. Zuccarini o Meloni? Sigismondi, la Barbetti o Barberini? Ma a Luca chi glielo fa fare? E i Cinque Stelle, a proposito di astronomia, chi proporranno? Brulicano le ipotesi, straripano le previsioni, si fanno strada i presentimenti se non fosse che il paese dei balocchi merita di più di un contastorie al campo dei miracoli. Non so chi voterò. Di sicuro non un astronomo istituzionale e neppure un astrologo politico. Voterò, in assenza di uno statista, chi mi mette per iscritto che pianterà i tigli divelti da via Oberdan, visto che le precedenti amministrazioni in sei anni non ci sono riuscite. A me vanno tutti bene, salvo i mancatori di parola.

GIOVANNI PICUTI

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