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L’ignoranza del fine

Se il bersaglio era l’afflusso massiccio di visitatori provenienti anche dall’estero, si può affermare che i “Primi d’Italia” hanno fatto centro, allungando il distacco su tutte le altre manifestazioni che si tengono in città. Seguono a ruota, ma a debita distanza, la “Festa di Scienza e Filosofia”, poi “La Francescana”. Grazie ad Aldo Amoni, EPTA e compagnia bella, a Gigio Mingarelli, ma anche a Luca Radi, Foligno riacquista (era ora) la centralità smarrita. Può essere di qualche utilità meditare sul fatto che la nostra città è fortemente attrattiva, quando rimane a contatto con la sua storia e, al tempo stesso, si proietta verso il futuro. È stato così per secoli mentre i perugini mangiavano le lische del Trasimeno. Tutto questo dovrebbe invogliarci a tenerla in ordine, la città, come si faceva una volta col salotto di casa, e a tenere in ordine anche le idee, volte a preservarci dal pericolo di ricadere nell’oscura barbarie dei satrapi, nocivi – se non per cattiveria – per ignoranza del fine. A questo giro privati, volontariato e associazioni di categoria hanno saputo dare il meglio, istillandoci la speranza che vi siano dei piani superiori ai quali innalzarsi; che vi sia nei geni del folignate la capacità di ripudiare le scempiaggini e con esse il pensiero dominante che ammorba la politica, se non per convenienza per ignoranza del fine.

GIOVANNI PICUTI

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