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A Belfiore si vive ancora nel degrado

Vivere per mesi senza acqua o corrente elettrica. Riscaldarsi con le bombole del gas per poi stoccarle pericolosamente fuori casa. Era lo scorso febbraio quando la Gazzetta di Foligno aveva raccontato una storia di disagio che accomunava diverse famiglie di Belfiore. Persone aiutate da alcuni vicini di casa, che avevano comunque segnalato la precaria situazione di vita dei nuclei familiari residenti in un immobile. Segnalazioni alle forze dell’ordine e al Comune che sembrano essere rimaste lettera morta, così come le buone intenzioni del proprietario degli appartamenti, vista la fatiscenza in cui versano ancora le abitazioni. Sembrava che non ci fosse altro da aggiungere, ma quella della famiglia Tahiri è una vicenda che merita di essere raccontata e che accende di nuovo i riflettori sulla situazione di difficoltà vissuta nella frazione.

Touhami Tahiri è nato a Settat in Marocco, ha 48 anni e dal ’97 vive in Italia. Ha lavorato prima come allevatore di pecore in Sardegna insieme a suo zio, per poi trasferirsi a Foligno nel 2001, dove ha cominciato a lavorare come muratore. In seguito è stato assunto da un’azienda di Bevagna, città dove ha vissuto assieme a sua moglie Salma e ai primi due figli fino al licenziamento nel 2011. Dopo qualche anno lontano da Foligno, Touhami è tornato nel 2017 a vivere nella nostra città e lavora tuttora come giardiniere. “Ho sempre avuto una vita felice – dice Touhami – e senz’altro questi ultimi mesi sono stati i peggiori della mia vita, è sempre più difficile andare avanti”. Già, perché Touhami e suo figlio 16enne Mohamed da ottobre 2020 conducono la loro vita in una casa che a chiamarla così ci vuole molto coraggio.

Touhami spiega che ha firmato il contratto per la casa a Belfiore ad ottobre, dopo essersi rivolto ad un’agenzia immobiliare ed era a conoscenza delle varie migliorie da effettuare prima di potervi accedere. Così, di comune accordo con il proprietario, ha deciso che sarebbe tornato per un mese in Marocco, da sua moglie e dagli altri due figli. Nel frattempo il proprietario si sarebbe dovuto occupare dei diversi lavori da fare nell’abitazione. Peccato che, una volta tornato, a novembre 2020, Touhami abbia ritovato la casa esattamente come l’aveva lasciata. Non c’è una vera e propria porta d’accesso esterna, ma una sorta di porta-cancello che non copre totalmente l’ingresso, lasciando possibilità di entrare a ospiti indesiderati. Non solo, ci sono varie finestre rotte “che da contratto – racconta Touhami – il proprietario avrebbe dovuto sistemare”. L’uomo è tuttora costretto a riempire taniche d’acqua all’esterno del proprio domicilio per poi portarle in casa, dato che la rete idraulica non è stata messa a punto come previsto…

di GIACOMO TONI

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