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Giovani e adulti figli dell’Europa

Il programma Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students) si avvia nel 1987 e dal 2004 prende il nome di Erasmus+. Si configura come il programma dell’Unione europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport 2014-2020. Le opportunità che oggi l’Europa offre ai giovani studenti sono molteplici. Ai bandi Erasmus possono candidarsi scuole di diverso ordine e grado dalla primaria agli istituti superiori di secondo grado, all’università. Di opportunità si tratta perché chi coglie l’attimo accoglie un cambiamento importante nell’apprendimento da spendere poi nella propria vita. Infatti il programma permette di studiare, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’estero.

Questa è l’esperienza che ho raccolto nella scuola dove insegno: agli studenti dai 17 ai 19 anni viene data la possibilità di trascorrere due mesi all’estero durante le vacanze estive. Accompagnati da un Tutor, lavorano in strutture ricettive, imparano a vivere da soli e a diventare autonomi, portano le loro conoscenze e le trasformano in abilità alla fine dell’esperienza. Agli scettici vorrei far conoscere dei miei alunni che grazie alle competenze acquisite all’estero, anche con fatica, hanno sostenuto il colloquio orale agli esami di Stato completamente in Inglese, la lingua che negli anni precedenti hanno utilizzato. Oppure quelli che hanno saputo cogliere il senso della formazione con una ricaduta positiva anche nel rendimento nelle discipline non direttamente interessate nel progetto all’estero. E oggi? Molti sono stati assunti nelle stesse strutture dove avevano fatto solo esperienza estiva. Le loro pagine Facebook fanno sentire orgogliosi docenti e dirigenti scolastici perché traspare come siano diventati cittadini del mondo.

La scuola così concepita esce dagli schemi di un tempo, la didattica innovativa coinvolge tutti, a cominciare dagli insegnanti fino alle diverse agenzie formative del territorio. I progetti Erasmus inglobano i comuni, l’Ufficio Scolastico Regionale, le associazioni di categoria in un’ottica di formazione globale della persona inserita in un contesto sociale aperto al mondo. Le valigie sono pronte e domani si parte per la formazione CLIL degli insegnanti: 7 ore al giorno di studio e apprendimento di metodologie didattiche innovative, visite culturali, meeting con i rappresentanti del territorio dove si è ospiti. E la ricaduta come si misura? In passione crescente per questa professione, nella costruzione di relazioni sane tra colleghi che con maggiore interesse collaboreranno nei Consigli di classe per il bene degli alunni, nell’acquisizione di una nuova mentalità quando ci si relaziona con i propri studenti. Incontrare questi giovani fuori dall’ambiente scuola, vederli lavorare e integrarsi bene con altre culture e lingue, fa apprezzare le loro capacità di adattamento e adeguamento alla storia e alla vita. Saranno in futuro migliori di noi nati nel secolo scorso?

PAOLA POMPEI

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