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L’Assemblea Diocesana punta sulla comunione

La parola “Chiesa” non gode di buona fortuna: ce lo ricordò l’anno scorso Enzo Bianchi nell’Assemblea diocesana convocata dal Vescovo Gualtiero sulla domanda “Chi è la Chiesa?”. La Lettera Pastorale, che in quell’occasione il Vescovo affidò alla numerosissima platea, avviava una penetrante riflessione sulla realtà della Chiesa utilizzando le immagini bibliche più significative. Metteva anche in rilievo la bellezza e le rughe della comunità cristiana di Foligno. E con la Lettera iniziava la Visita pastorale che i lettori stanno seguendo dalle nostre colonne. Quando sarà terminata, conosceremo la situazione religiosa del nostro territorio e le proposte di intervento ritenute necessarie. Tuttavia, già il tema di riflessione scelto da Mons. Gualtiero per la seconda Assemblea diocesana – La comunione ecclesiale quale snodo della missione – la dice lunga sulle urgenze che il Vescovo avverte come prioritarie dopo tre anni dal suo ingresso in Diocesi. Il fatto poi che la seconda parte dell’Assemblea parlerà della comunione quale principio fondante della vita sociale, denota la scelta del Pastore che vuole la Chiesa locale sempre dentro le situazioni concrete del tempo e in compagnia degli uomini. La Chiesa, infatti, ha un patrimonio di sapienza spirituale e umana che non può restare nel privato, ma deve diventare spazio di dialogo, luogo di incontro e recupero di principi condivisi. Conseguenza, questa, del suo DNA, perché – lo dice il Concilio – “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Ed una Chiesa che si riconosce nell’ordine dei segni e degli strumenti deve sempre interrogarsi sulla sua capacità di essere significante per la vita degli uomini di oggi. Da qui il richiamo del Vescovo Gualtiero, condiviso dal Consiglio pastorale, alla comunione ecclesiale come lievito della missione. Richiamo opportuno alla vigilia del cinquantesimo del Vaticano II, in cui si avvertono alcuni segni di disagio, soprattutto in ordine alla piena assunzione, negli stili della Chiesa italiana, delle indicazioni conciliari sulla corresponsabilità e sulla partecipazione. Anche a livello locale si fatica a superare l’individualismo pastorale dei parroci, l’autoreferenzialità dei gruppi ecclesiali, la disattenzione alle istanze del laicato più attento, con il conseguente impoverimento sia delle dinamiche interne della Chiesa, sia della sua capacità di svolgere la propria missione evangelizzatrice. Lo scorso anno il Vescovo Gualtiero notava due rughe sul volto della Chiesa particolare: quella di limitarsi a garantire, di fronte all’incalzare della secolarizzazione, alcuni servizi di manutenzione ordinaria e quella di percepire la Chiesa stessa come “un recinto dove ci si sente protetti”. Ma una Chiesa ripiegata su stessa e troppo assorbita da questioni interne – non in questo senso si parlerà di comunione in Assemblea – si preclude le possibilità di apertura e di dialogo con il mondo, venendo meno alla propria natura, che è di essere a disposizione dell’uomo e non della propria autoconservazione. Tema attuale, non solo per i credenti.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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