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Quarta Tornata

Chi era venuto al Campo de li giochi convinto di assistere ad una gara lineare è rimasto deluso. Mai si sarebbero potuti immaginare, alla vigilia, tanti e tali colpi di scena come quelli ai quali si è assistito domenica al “Formica & Giusti” di Foligno. Come nel 1996, quando fu Paci con l’ultimo tempo grazie agli errori altrui a spuntarla, un unico cavaliere ha concluso l’intera giostra: si è trattato del vincitore, Luca Innocenzi, partito terzo all’ultimo “giro di giostra”, e ritrovatosi primo dopo gli errori in serie di Ammanniti e Giotti, con Gubbini che ha sfiorato un’incredibile tripletta consecutiva, un cappotto non realizzatosi per un semplice anello. Innocenzi conclude una stagione da urlo, completando con Foligno il poker di vittorie che lo ha visto trionfare a Servigliano e, fra luglio e agosto, per due volte ad Ascoli. Le sorprese sono state tante, e non tutte edificanti, anche al di fuori dell’otto. Zuffe durante la gara (all’interno del palco figuranti) e dopo (fra i contradaioli del Giotti, funesti per il cencio sfumato, e quelli del Croce Bianca, che, usciti incredibilmente di scena alla prima tornata, da favoriti della vigilia, erano al settimo cielo per l’errore dei rivali). Malori sugli spalti, ma anche grande pathos sulla sabbia, soprattutto nella terza tornata, quando la cavalla Go Betti Go, alla sua ultima apparizione, imbizzarrita, dopo aver travolto le barriere perimetrali in plastica, ha impedito a Lorenzo Paci di prendere il via entro i 120 secondi previsti dal regolamento. Ma anche Innocenzi se l’è vista brutta al momento di prendere avvio, perché il cavallo, fortunatamente prima di imboccare la fotocellula, ha deviato dal percorso. È stata la giostra della sfida a distanza fra zio e nipote, Gianluca e Pierluigi Chicchini, portacolori di Contrastanga e Badia: 46 anni il primo, 22 il secondo. Medesimo il risultato: fuori entrambi nel corso della seconda tornata, dopo aver “incocciato” il secondo dei tre anelli. E a conclusione di questa tornata Giove Pluvio ha imperversato per pochi minuti rischiando di minacciarne l’esito (a quel punto, la vittoria sarebbe andata al Giotti con Gubbini). Insomma, una tenzone da cuori forti, ma anche dagli animi un po’ troppo accesi fra contradaioli. Comunque questa Giostra, alla fine, è stata in grado di mostrare ugualmente il proprio volto fraterno: in tribuna, ad assistere alla carriera, un sacerdote tibetano stretto collaboratore del Dalai Lama, ospite in un convento umbro.

© Gazzetta di Foligno – ALESSANDRO BUFFI PROIETTI

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