albero della vita

La Croce. Iconografia e interpretazione (secoli I – inizio XVI)

Diviso in tre corposi volumi, il testo raccoglie i numerosi interventi di un convegno dedicato allo studio di due fra i più importanti simboli del cristianesimo: la croce e il crocifisso; l’analisi è condotta in ambito teologico, liturgico, artistico e letterario, concentrandosi cronologicamente sull’ampio periodo di tempo che va dalle origini del pensiero cristiano fino al primo Cinquecento.
Nel denso saggio introduttivo il curatore Boris Ulianich delinea la tematica in tutta la sua complessità, fornendo elementi utili per identificare le motivazioni sottese all’evoluzione che si registra nelle varie rappresentazioni della croce e del crocifisso. Se a livello preliminare è importante osservare che la croce come segno sacrale ha origini antichissime, è altrettanto degno di nota considerare che la sua rilevanza in ambito cristiano ha le sue basi nei numerosi passi neotestamentari – ma anche dei vangeli apocrifi – dedicati al rapporto passione-morte-resurrezione di Gesù, dai quali derivano le prime raffigurazioni della croce (II-III secolo) negli affreschi catacombali quale chiaro segno di vittoria sulla morte e di speranza nella resurrezione. Partendo dalla più antica rappresentazione della crocifissione, inserita nelle scene di quattro tavolette d’avorio conservate alla National Gallery di Londra databili introno al 420-30 e di probabile origine romana, nelle quali appare un Cristo vittorioso, l’analisi si concentra poi sull’Evangelario di Rabbula (del 586) conservato nella Laurenziana di Firenze, dove si vede un Cristo crocifisso rivestito di una tunica senza maniche (il colobium); dopo l’VIII secolo in Occidente sembrano sparire le raffigurazioni del crocifisso con il colobium, sostituite però da quelle in cui Gesù indossa una tunica manicata, come nel caso del noto “Volto Santo” di Lucca, il cui prototipo potrebbe essere fatto risalire ai primi decenni del X secolo. Uno dei primi esemplari pervenutici del Cristo raffigurato con gli occhi chiusi, e quindi morto, si trova in una tavola conservata nel monastero di Santa Caterina al Sinai, risalente all’VIII secolo. Nel suo valore di simbolo escatologico, Gesù crocifisso conosce variazioni che giungono ad esaltare un Cristo vittorioso e impassibile oppure sofferente e straziato o addirittura morto, accentuando quindi di volta in volta la dimensione della vittoria sulla morte o della sofferenza che avvicina Gesù all’Uomo, ma – pur nelle molteplici aggiunte simboliche (come la corona di spine che può sostituire o affiancarsi alla corona regale, oppure, a partire dal XIV secolo, la figura del pellicano) – si tratta di un emblema che mantiene una sostanziale continuità di motivi nel messaggio del mistero salvifico della crocifissione come strumento di redenzione.

Non potendo in questa sede citare tutti gli interessanti studi presenti nella pubblicazione, si può notare che in due di essi l’indagine sul valore della Croce e del Crocifisso si addentra in tematiche direttamente collegate alla città di Foligno: Romana Guarnieri analizza la devozione per la Croce e per il Crocifisso nel pensiero della beata Angela da Foligno, mentre Mario Sensi esamina l’importante affresco raffigurante l’Allegoria della Croce nel monastero di Sant’Anna. Concentrandosi su quest’ultimo, occorre osservare che nell’immagine folignate la croce è costituita da un grande albero piantato su un teschio, con dodici rami terminanti in girali, entro i quali sono raffigurati personaggi biblici sorreggenti cartigli che riportano iscrizioni in caratteri gotici, tratte dall’Antico Testamento e tradotte in lingua volgare. La fonte letteraria dell’iconografia dell’Albero della Vita è costituita dal Lignum Vitae di san Bonaventura, una composizione poetica, concepita come una storia della Passione di Cristo, risalente al 1260. Le particolarità iconografiche dell’affresco di Sant’Anna sono riconducibili a specifiche scelte effettuate dalle monache, le quali per la maggior parte ignoravano il latino, e questo spiega l’uso del volgare. Lo scopo era quello di dotare la nuova comunità religiosa di un prezioso strumento di preghiera, in quanto il Lignum Vitae è un modello iconografico che si diffonde quale strumento di memorizzazione delle varie fasi dell’elevazione spirituale nella meditazione sul Cristo crocifisso.

© Gazzetta di Foligno – EMANUELA CECCONELLI

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