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Non c’è acqua: Sassovivo a rischio abbandono


Da qualsiasi lato la si guardi, l’Abbazia di Sassovivo affascina. Le sue possenti mura sono circondate da un’aura di mistero difficile da spiegare a chi non la provi. Ma qualcosa deve essersi diffuso intorno, fino a confini lontani, se è vero che al Brooklin Museum di New York ci sono alcune foto del chiostro risalenti al 1895.
Di fatto, le visite di turisti, spesso stranieri, sono continue e numerose in qualsiasi stagione dell’anno, e questo comporta notevole impegno alla comunità dei Piccoli fratelli di Jesus Caritas, che dal 1978 abitano e curano l’abbazia.
L’impegno non è tanto quello di una cordiale accoglienza, che è nel carattere costitutivo della comunità, quanto nella necessità di offrire un minimo di comfort ai visitatori. Detto in parole semplici e franche, i turisti – il termine è usato nella sua accezione più positiva – hanno bisogno di servizi igienici ben puliti e funzionanti. E questo richiede disponibilità, se non abbondanza, di acqua.
E qui si devono registrare due notizie. Come spesso accade, una buona e una cattiva.
La buona è che entro l’anno riprenderanno i lavori di restauro del chiostro e della chiesa.
La cattiva è che in abbazia manca l’acqua. Il piccolo acquedotto realizzato nel 1238 su progetto di frate Giovanni della Penna, architetto e ingegnere impegnato all’epoca nella costruzione del convento e della Basilica di San Francesco ad Assisi, acquedotto scomparso nell’800 e rinnovato negli anni ‘30 del secolo scorso per le esigenze della polveriera, non porta più acqua.
A causa della siccità, anche la cisterna al centro del chiostro, recentemente restaurata, è impoverita e quando riprenderanno i lavori dovrà fornire abbondante acqua al cantiere.
Facile ipotizzare che i Piccoli fratelli – che ora usano come soluzione minimale l’acqua della cisterna per i servizi e acquistano quella per bere e cucinare -, dovranno abbandonare l’abbazia.
Che potrebbe entrare nel libro dei primati: sarebbe il primo caso di spreco meritorio di denaro pubblico, vista l’attenzione ad essa dedicata dagli organi dello Stato, della Regione e della Sovrintendenza ai beni culturali, attenzione che ha portato negli anni a massicci e costosi restauri.
Venendo meno l’acqua, come già è, e venendo meno la presenza dei monaci, l’abbazia rimarrà abbandonata.
Recenti lavori eseguiti con i contributi per danni sismici del 1997, hanno rinnovato una parte dell’acquedotto che da Rasiglia, passando sopra l’abitato di Uppello, porta acqua a varie frazioni e comuni. Costo del progetto, oltre un milione di Euro. C’è chi ha calcolato che con un solo dieci per cento in più e un migliaio di metri di tubatura, si sarebbe potuta rifornire l’Abbazia di Sassovivo.
Ma evidentemente, a quell’aura che dicevamo, non tutti sono sensibili.

© Gazzetta di Foligno – MASSIMO BERNABEI

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