
In Regione i 69 dirigenti sono stati tutti premiati. Perché non devolvere l’importo ricevuto alle famiglie in difficoltà?
Alla Caritas tutto tace e non c’è stata alcuna telefonata. Quale telefonata? Quella dei dirigenti – qualcuno di essi – della Regione Umbria. Sono passati più di dieci giorni dalla proposta, pubblicata sulla stampa, di devolvere a famiglie in difficoltà una parte dei loro soldi. Di quale denaro stiamo parlando? Di un “premio” extra, di migliaia e migliaia di euro dato appena a settembre, con firma della nostra Governatrice, a 69 dirigenti pubblici, con una media, per ciascuno di essi, di 15.000 euro ed oltre a testa. Un’ingente cifra (oltre 1 milione di euro in totale) data, in un colpo solo, oltre alla superconsistente busta-paga del dirigente. Il sottoscritto aveva espresso la necessità morale di cedere, a famiglie in difficoltà, dette somme incamerate. Un volontario atto di solidarietà sociale, per ripristinare in parte una certa equità e per riflettere su privilegi inauditi, fuori da ogni ragionevolezza, frutto di logiche spartitorie. Tutto ciò senza discutere, in senso tecnico, sulla liceità del “premio” dato ai dirigenti, sulla base di un contratto dirigenziale che prevede precisi adempimenti e altrettanto dettagliate valutazioni; senza considerare inoltre l’oppugnabilità o meno di queste regalie, sotto il profilo legale.
A quanto pare tutti i 69 dirigenti sono meritori di un’eccelsa “valutazione”: nessun appunto riguardo una seppur minima “defezione” nell’operato dirigenziale. Tutti cavalli di razza da incoronare, al traguardo, con l’alloro e la busta col massimo importo. Ciò che per un normale lavoratore è scontato (cioè fornire il migliore e più coscienzioso impegno per raggiungere gli obiettivi aziendali…), per il dirigente “politico” non lo è: a lui spetta anche un premio luculliano – retribuzione di risultato (!) – oltre a uno stipendio di base quintuplo, sestuplo, settuplo etc. rispetto al “normale lavoratore”.
Al “Cittadino” un evento come quello accaduto nella sede Regionale fa gridare allo scandalo. In senso etico e morale, soprattutto nella nostra realtà dove la famiglia si scontra ogni giorno con salari non dignitosi e una tassazione impietosa e feroce, imposta dalle lobby di potere. La stessa Corte Costituzionale – il fatto è di questi giorni – ha stabilito che i dirigenti pubblici, con stipendi tra i 90.000 e i 150.000, non subissero una minima riduzione, di appena il 5%!… In questo caso i giudici togati hanno sentenziato… “su se stessi”… Nessun segno contrario e coraggioso dalla nostra Regione!
Ma, per quanto detto questi giorni da parte del Presidente del Consiglio Regionale, lo stipendio minimo, sopportabile per un consigliere… è di 6.500 euro al mese! Assistiamo a tutto ciò mentre le famiglie umbre si contorcono nel trovare una via, con poco rispetto per chi non ha più lavoro, per i precari e i malpagati, per i visi sporchi di uomini già in terza età, fuori da una malsana fabbrica, con figli a cui dare un futuro.
Sono questi i segnali di speranza per la nostra gente che vengono da Palazzo Cesaroni e altre dépendance?
Date un segnale chiaro e non equivoco: ridate quel “premio” alle famiglie in difficoltà!! Un gesto ricco di mille valenze positive; inutile starle ad elencare, gli interlocutori sono uomini e donne “con testa”, un elenco di 69 nomi e cognomi che non sono del pianeta Venere.
Ogni singolo dirigente della Regione ha la possibilità di mettere mano a questo invito concretamente, chiamando la Caritas o altra meritevole Associazione per individuare una famiglia in difficoltà, che tornerebbe a respirare con una cifra del genere.
Il dirigente potrebbe anche donare il premio di settembre al Fondo di Solidarietà per le famiglie in difficoltà. Ogni Vescovo ha già ceduto una propria intera mensilità. Oppure sostenere l’Emporio della Solidarietà, che cerca di alleviare la spesa delle famiglie più bisognose. E ancora il dirigente potrebbe semplicemente guardarsi intorno, allontanandosi dalla cerchia, individuando in proprio una Famiglia. Attendiamo risposte.
“Tutti dobbiamo amare di più cominciando dai più deboli, sostenendo chi si trova in una condizione peggiore della nostra, aiutando chi è più povero, chi è nel bisogno maggiore, con una rinnovata capacità di accorgersi dei bisogni altrui, emarginando l’indifferenza” (Cfr. sito web Fondo di Solidarietà).
Alfio Dionigi